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martedì 31 gennaio 2012

Vestita della mia nudità

Una fotografia ingiallita infilata come un segnalibro. Un seducente sorriso di donna e una dedica: a te che hai fatto vivere il mio corpo come una giostra.
Scabrosa o divertente. Sicuramente curiosa.
E lì l’unica frase sottolineata di tutto il libro, un’ edizione di fine anni ’70 di un capolavoro della letteratura, con un tratto marcato che ha segnato profondamente la carta: perché sono stata tua vestita della mia nudità.
Sfoglio il piccolo e sciupato volume, annuso come un investigatore sulle tracce di una misteriosa pista, scopro un appunto a grafia maschile sulla prima pagina, quella bianca, tra due grandi punti interrogativi usati quasi a racchiuderlo tra parentesi di dubbio e allegro tormento: Brancamenta con tanto ghiaccio, grazie…
Sento che non sono parole leggere, casuali. Forse era la donna della foto a bere il Brancamenta con tanto ghiaccio, forse lui ha fissato quel ricordo, qualcosa che li univa, un attimo condiviso. Magari il momento dell’incontro o, chissà, dell’addio.
Continuo a pensare. Quel libro è arrivato tra le mie mani per fortunose circostanze, probabilmente ha avuto molti lettori, non vi è ragione per sostenere che chi ha messo la fotografia sia la stessa persona che ha sottolineato la frase e quella che ha scritto quelle parole in apertura e, soprattutto, se tra tutti gli elementi vi sia davvero una relazione.
Eppure sembra la consegna di un indizio, di un appello o, addirittura, un invito al destino.
Mi ritrovo a comporre i brandelli di una combinazione bizzarra, la mia immaginazione può stravolgere, dilatare o fraintendere la realtà. Ma non avverto il disagio dell’invadenza, anzi. Trovo che sia proprio una delicatezza coccolare un’emozione, raccogliere il fascino romantico della traccia incontrata per caso, non far morire una memoria così calda e sensuale.
E mi piacciono le lame della nudità. Essenzialità o gioco della passione? Ecco, colgo la nudità come anima e verità o evocazione di un gioco dei sensi. Ho ancora la sensazione che quel passo sottolineato sia legato alla dedica sulla fotografia. L’idea di un corpo che vive come una giostra è drammaticamente triste o allegra e audacemente ammiccante. La giostra ha un prezzo e un tempo, può essere un divertimento effimero però, talvolta, l’alito di piacere e libertà ha un profumo indimenticabile.
D’altra parte in quella dedica, in quella grafia larga e gioiosa, nei caratteri stampatello usati per TE, nel grande punto esclamativo che la chiude, c’è uno slancio speciale: la giostra, per quel sorriso, era aria frizzante, desiderio, esaltazione! Era proprio lei, credo, a bere il Brancamenta con tanto ghiaccio, quasi a rinfrescare le brucianti pulsioni…
Ed era proprio lui, la persona alla quale la foto è stata dedicata, ad aver sottolineato quel pezzo: perché sono stata tua vestita della mia nudità. Un erotismo sentimentale straordinariamente sublime. Appartenenza, in corpo e spirito. Ebbrezza da giostra. Per questo quelle parole l’hanno rapito: decisamente da sottolineare.

mercoledì 25 gennaio 2012

Tra realtà e racconto

Qui la realtà è trampolino o bersaglio, il racconto è viaggio.
Narrare è un po’ come lasciare che verità e finzione camminino mano nella mano…Non è fantasia, è vita.