La
storia di James, della sua famiglia, del suo mondo è un po’ la nostra storia.
Quella di una dimensione culturale e sociale che acuisce la solitudine e il
disagio. Quella di una condizione storica che alla ricchezza della sensibilità
e dell’intelletto preferisce quella delle cose, delle convenzioni, della
mondanità. Quella di una crisi delle relazioni umane, del fascino puro
dell’esistenza, della pace interiore.
Una
prosa curata, piena, densa accompagna i protagonisti in una quotidianità
complicata. E traccia con grande efficacia e intensità il profilo di ciascuno,
la fragilità degli incastri, l’inquietudine di fondo e qualche meraviglioso
lampo di luce.
Perfetto
il ritratto dei conflitti, delle contraddizioni, delle lotte di ognuno. Perfino
nel dettaglio delle ansie e delle “vie di fuga” individuali Peter Cameron
riesce ad essere gradevolmente acuto. Grandiosa per grazia e saggezza la figura
della nonna di James e Gillian.
Un
buon libro. Una lettura che apre molte porte alla riflessione, all’osservazione
del nostro stato precario di corridori senza meta e a fiato corto.
James,
il ragazzo “disturbato”, con i suoi desideri essenziali, di verità, di
semplicità, di serenità, smaschera la superficialità e la futilità di tutto e
ci costringe a fare i conti con il nostro fallimento.
Il
finale, in questa narrazione impeccabile al ritmo naturale del tempo e degli
eventi, subisce un’accelerazione quasi brusca che urta lievemente con la
costruzione così magistralmente posata, puntigliosa, assorta. Forse è stata
proprio una scelta di Cameron. Tutto sommato non doveva esserci un epilogo
altrettanto scandito, sofferto, puntuale. Anzi. Quelle ultime pagine che
precipitosamente terminano il racconto restano appunto come puntini di sospensione…Quelli
del destino o della sua interpretazione.
Nella
vita come dialogano rassegnazione, tristezza, speranza, ribellione?
Peter Cameron, Un giorno questo
dolore ti sarà utile, Gli Adelphi