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giovedì 29 agosto 2013

Sfoglia la margherita

Sfoglia la margherita per un responso d’amore.
Sfoglia la margherita per far passare il tempo. Per esercitare la pazienza del silenzio e dell’attesa. Per farsi accarezzare dai morbidi petali. Per annusare poi il profumo dalle dita.
Sfoglia la margherita che non c’è. Lo fa da quando ha deciso di non sciupare più un fiore per ansie, sentimenti o piaceri. Lo fa da quando ha allenato la fantasia a regalargli tutto quanto gli serve, proprio come la margherita.
Sfoglia la margherita della speranza, della dolcezza, della frenesia. Solo con gli occhi e il cuore.
Sfoglia la margherita nel prato della sua vita di pensieri che agli altri sfuggono.

Sfoglia la margherita per sopportare che nessuno abbia in animo proprio quei delicati tormenti.

mercoledì 21 agosto 2013

Ciao Luigi

Ciao Luigi Zoppoli, sul web noto come Gobettiano o Elle Zeta, collega blogger, conoscenza virtuale e poi amico reale a quel raduno de La Stampa a Novara che fu per tutti un passaggio importante, quasi un ponte tra rete e vita.
Sei volato via e mi dispiace, tanto.
Vigoroso e appassionato, schietto eppure amabile, come un signore d’altri tempi. Ricordo le tue posizioni fiere e decise come i tuoi impareggiabili complimenti, il confronto serrato ma sempre civile, la tua sferzante ironia. E, d’altra parte, ho grande memoria, delle tue parentesi private con le mitiche Cip e Ciop, attraverso le quali regalavi sprazzi di umorismo e romanticismo, o con la tua inclinazione alla buona tavola e ai paesaggi, che diventavano pagine di delizie.
Avevi carattere, Luigi. Non lesinavi energie e ti piaceva conoscere, incontrare, guardare oltre. Grazie per la tua presenza forte. Per quel tratto di strada compiuto insieme a molti altri blogger, forse i più cari. Per lo scambio e il confronto su facebook. Per la tua verve limpida.
E grazie per le tue parole e i tuoi sorrisi. Mi hai fatto credere meritassi davvero la tua ammirazione perché la tua proverbiale, a tratti pure brusca!, franchezza, ti avrebbe impedito di mentire. Ora, a pensarci, mi commuovo.
Non ci è mai importato quali e quante idee condividessimo, ci interessava anzi discutere, approvare o dissentire con veemenza, trarre elementi per riflettere, scoprire cose nuove o godere di parentesi lievi. Avere una rapporto onesto, movimentato, garbato e stimolante.

Sei finalmente lontano dal tormento di quest’epoca della quale non eri orgoglioso e felice. Per questo, Luigi, posso salutarti così, con la stessa serena e piena gioia di sempre: ciao, un abbraccio!

sabato 17 agosto 2013

Mille anni che sto qui

Romanzo storico, saga familiare, indagine sociologica. E forse un profondo e sofferto percorso intimo. Letteratura e introspezione, tra le pieghe del costume e l’essenza della terra.
Quello di Mariolina Venezia è un grande libro di amore e odio, cultura e ironia. Un’avventura nel tempo, dall’Unità d’Italia alla caduta del Muro di Berlino, attraverso la vita e le relazioni di cinque generazioni lucane. Una ricerca meticolosa, a tratti febbrile, delle radici e delle ragioni del tessuto sociale e delle dinamiche umane di una terra e della sua gente. Uno spaccato di realtà e mistero.
La Basilicata è per Mariolina Venezia culla e scoperta, affetto e rabbia, serenità e desolazione. Un po’ come tutte le arcane dimensioni dell’esistenza è la patria di tutto e niente, della gioia e del dolore, del bene e del male. Ma è anche la sua casa, il suo sangue, il suo destino. Non riesco a credere che avrebbe potuto scrivere una pagina di storia e di poesia così intensa e complessa se non fosse stata mossa dal desiderio, anzi meglio dal bisogno, di compiere un viaggio nella sua stessa anima. Tra luce e miseria, superstizione e fantasia, forza e rassegnazione.
Il libro non è intriso interamente della stessa intensità, ha ritmi diversi e qualche sbavatura finale ma forse anche in questo risiede la sua autenticità, emotiva e pratica. Si accosta alle epoche, quasi vi aderisce, in linguaggio e dettagli. E questo consegna al lettore anche la misura delle sfumature e delle tensioni della trama.  
D’altra parte i decenni attraversati e il cospicuo numero di personaggi non potevano rendere la narrazione più fluida e avvincente di quanto Mariolina Venezia abbia fatto. Bravissima, nella ricostruzione storica quanto nel racconto.
C’è tutto in Mille anni che sto qui. Gli orrori, i sentimenti, le magie, lo spirito, le fatiche e i sogni della gente di Basilicata. Perché Grottole, paese d’origine di Mariolina Venezia, è lo sfondo di un teatro che ne supera abbondantemente i confini fino a cogliere, esplorare, sviscerare le tradizioni, i detti, le peculiarità di tutta la regione, con ogni magnificenza, ogni contraddizione, ogni affanno.
Un po’ commovente un po’ graffiante, Mille anni che sto qui. Celebra, denuncia, smaschera. In bilico tra attrazione e insofferenza. Mi pare di capirla, Mariolina Venezia, donna lucana e donna del mondo, donna di ieri e donna di oggi.
Una lettura avvincente ma impegnativa, per pelli sensibili direi. Tanto difficile quanto ammaliante per chi abbia voglia di incontrare e percorrere sentieri impervi.
Le semplicità e le asprezze di Mille anni che sto qui sono le stesse della natura lucana. Ecco lo spessore dell’opera e dell’autrice: il coraggio, la coscienza, la conoscenza.
Penso che al cuore non si comandi, per quanto la testa vorrebbe condurci altrove. E penso che Mariolina Venezia abbia voluto comprendere davvero quale recondita “stregoneria” incateni cinque generazioni alla propria terra. Questione di identità e non solo…L’omaggio, più o meno esplicito, a Carlo Levi fa cogliere alle menti aperte, il segreto.

Pregevole saggio e straordinario studio psicologico, Mille anni che sto qui.