Romanzo
storico, saga familiare, indagine sociologica. E forse un profondo e sofferto
percorso intimo. Letteratura e introspezione, tra le pieghe del costume e l’essenza
della terra.
Quello
di Mariolina Venezia è un grande libro di amore e odio, cultura e ironia. Un’avventura
nel tempo, dall’Unità d’Italia alla caduta del Muro di Berlino, attraverso la
vita e le relazioni di cinque generazioni lucane. Una ricerca meticolosa, a
tratti febbrile, delle radici e delle ragioni del tessuto sociale e delle
dinamiche umane di una terra e della sua gente. Uno spaccato di realtà e
mistero.
La
Basilicata è
per Mariolina Venezia culla e scoperta, affetto e rabbia, serenità e
desolazione. Un po’ come tutte le arcane dimensioni dell’esistenza è la patria
di tutto e niente, della gioia e del dolore, del bene e del male. Ma è anche la
sua casa, il suo sangue, il suo destino. Non riesco a credere che avrebbe
potuto scrivere una pagina di storia e di poesia così intensa e complessa se
non fosse stata mossa dal desiderio, anzi meglio dal bisogno, di compiere un
viaggio nella sua stessa anima. Tra luce e miseria, superstizione e fantasia,
forza e rassegnazione.
Il
libro non è intriso interamente della stessa intensità, ha ritmi diversi e
qualche sbavatura finale ma forse anche in questo risiede la sua autenticità,
emotiva e pratica. Si accosta alle epoche, quasi vi aderisce, in linguaggio e
dettagli. E questo consegna al lettore anche la misura delle sfumature e delle
tensioni della trama.
D’altra
parte i decenni attraversati e il cospicuo numero di personaggi non potevano
rendere la narrazione più fluida e avvincente di quanto Mariolina Venezia abbia
fatto. Bravissima, nella ricostruzione storica quanto nel racconto.
C’è
tutto in Mille anni che sto qui. Gli orrori, i sentimenti, le magie, lo
spirito, le fatiche e i sogni della gente di Basilicata. Perché Grottole, paese
d’origine di Mariolina Venezia, è lo sfondo di un teatro che ne supera
abbondantemente i confini fino a cogliere, esplorare, sviscerare le tradizioni,
i detti, le peculiarità di tutta la regione, con ogni magnificenza, ogni contraddizione,
ogni affanno.
Un
po’ commovente un po’ graffiante, Mille anni che sto qui. Celebra, denuncia,
smaschera. In bilico tra attrazione e insofferenza. Mi pare di capirla,
Mariolina Venezia, donna lucana e donna del mondo, donna di ieri e donna di
oggi.
Una
lettura avvincente ma impegnativa, per pelli sensibili direi. Tanto difficile
quanto ammaliante per chi abbia voglia di incontrare e percorrere sentieri
impervi.
Le
semplicità e le asprezze di Mille anni che sto qui sono le stesse della natura
lucana. Ecco lo spessore dell’opera e dell’autrice: il coraggio, la coscienza,
la conoscenza.
Penso
che al cuore non si comandi, per quanto la testa vorrebbe condurci altrove. E
penso che Mariolina Venezia abbia voluto comprendere davvero quale recondita “stregoneria”
incateni cinque generazioni alla propria terra. Questione di identità e non
solo…L’omaggio, più o meno esplicito, a Carlo Levi fa cogliere alle menti
aperte, il segreto.
Pregevole saggio e straordinario studio psicologico, Mille anni che sto qui.