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lunedì 23 febbraio 2015

Chi disprezza vuol comprare

Chi disprezza vuol comprare mi sembrava un detto piuttosto discutibile.
Insomma disprezzare esprime un’implacabile distanza, accidenti.
Poi ho preso a intuire tanta invidia dietro certe forme di critica. A considerare le volte in cui l’indignazione per le raccomandazioni cessava nel momento esatto in cui l’indignato poteva goderne. E infine proprio a toccare quella cosa lì ovvero l’acquisto della situazione disprezzata.
Che in linea di pensiero la logica è schifare qualcosa per farne crollare il prezzo -e poi zac fare l’affare- o per indurre il proprietario all’istinto di lusingarci e farci cambiare idea.
Circoli più o meno tortuosi tra i quali si piazza anche la buona offerta a chi disprezza in modo da tacitarlo o condurlo a più miti posizioni.
Già, tutto un do ut des. Tattiche, strategie e affini. Conditi con abbondanza di proclami di onestà intellettuale. Tutti integerrimi, i disprezzatori. Fino a parere contrario!
La volpe disprezza l’uva solo se non arriva a prenderla, ecco. Appena può se ne fa una bella scorpacciata, alla faccia del cattivo gusto che diceva avesse.
In realtà quelli fedeli alle parole sono gli stupidi che rimangono a bocca asciutta. Che vita difficile…

Cosa devo fare, farmi volpe?

venerdì 20 febbraio 2015

Uomini, non dimenticate i pantaloni

Non ci sono più le donne di una volta. E’ vero dunque bisogna ve ne facciate una ragione.
Però, cortesemente, provate a scombinare il circolo vizioso. Può darsi che se non cedete alle gonne prima o poi la ruota riprenda a girare per il verso giusto, le donne ritrovino il gusto di non sconfessare la natura e voi quindi torniate ad essere uomini appagati.
Oddio tutto d’un fiato sembra complicato. La realtà invece potrebbe sorprenderci e scivolare via liscia. Proviamoci. Fate i maschi, su, in fondo dovrebbe riuscirvi alla grande. Infilate i pantaloni e siate quello che siete stati per un tempo che non si conta sulla dita. Senza prendere Wilma per i capelli, sia chiaro, ma con le redini in pugno. Secondo me pian pianino le donne tornerebbero a comprendere che non è affatto male…
Lo so, lo so, le cose dovrebbero funzionare in un altro modo. Spetterebbe alle gentili signore invertire la marcia. Sono loro le madri ovvero quelle che governano i caratteri e le direzioni, quelle dotate di forza e sensibilità oltre ogni misura del vostro metro, quelle capaci di dolcezza e disciplina mescolate per l’elisir della vita.
Ma se aspettate il risveglio femminile diventate vecchi, bianchi, sdentati e flaccidi senza avere più energie e attimi per godervi lo stato di grazia. Su, un colpo di reni e scattate in piedi, a testa alta.  

P.S. possibilmente evitate vita bassa, cavallo alle ginocchia, arrotolamenti alle caviglie. Anzi, assolutamente. Altrimenti la mission è impossible.

mercoledì 11 febbraio 2015

Toccami

Toccami. Con le mani, il respiro, le parole.
Perché io non abbia mai a sentirmi sola, toccami.
Non è che c’era solo poesia. No, quello era tutto lo spirito che aveva. Paura compresa. Brutta bestia la sensazione di smarrimento, l’urgenza di chiedere, il nodo alla gola. E lo sappiamo tutti anche se fingiamo di essere più forti o viaggiamo in superficie per tenere a bada l’urlo profondo.
Inadeguati, tutti, alla gestione delle cose umane. Fragili o arroganti. Avvinti dalla materia, quella che con la gestione si acconcia, fiorisce, si placa. Ma cosa sarà mai che ci ha portato a questa idiozia?
Chissà cosa resterà di quelli che non toccano e non sono toccati. Di tutto questo scellerato tempo perso dalle mani, dal respiro, dalle parole. Di quelle emozioni sepolte nel silenzio. Di quei battiti che nessuno raccoglie.

Non bastano manciate di brividi di tanto in tanto, per quanto siano di quelli buoni, eccitanti e promettenti. La vita reclama un coraggio che non balza fuori.

mercoledì 4 febbraio 2015

Facce da blogger

Facce da blogger è una mostra fotografica: 30 ritratti di Elena Datrino che svelano il volto di chi lavora al pc e spesso è solo un nome o un nick.
Ma è anche qualcosa di più, Facce da blogger.
E’ l’occhio puntato su una realtà non virtuale. Già, alla tastiera ci sono cuori e teste. Più che smanettoni sono narratori, comunicatori o appassionati di qualche ambito. Uomini e donne che usano il mezzo, blog/rete, per diffondere pensieri, ricette, approfondimenti, tendenze.
Alla Galleria Vittoria di Roma Facce da blogger è anche un riscatto italiano. Diciamolo, siamo in ritardo anche sul fronte blog. Non mancano i blogger, sia chiaro. Anzi… A mancare, cronicamente, sono i lettori. Quelli affaccendati su facebook o twitter, quelli dell’impatto veloce e talvolta molto superficiale, quelli che al più bollano quello dei blog come un ‘fenomeno di moda’, quelli che ancora si ostinano a trovare attendibile e autorevole solo quello che arriva da <fonti convenzionali>.
Al di là della libertà e dell’opportunità espressiva che i blog hanno regalato a tutti c’è ben più di un ‘fenomeno di moda’. C’è spesso una grande ricchezza di contenuti e, davvero, sarebbe sciocco lasciarsela scappare!
Se mai il risvolto un poco triste, per chi come me blogger lo è da parecchi anni, è che tutto –blog inclusi- in quest’epoca che divora e che corre deve rompere gli schemi, gridare, essere super originale, colpire per chissà quali alchimie.
Non alludo ai 30, tutt’altro, ma in generale a ciò che determina il ‘successo’ di un blog. La regola aurea è sempre la stessa: acchiappare. Più che essere uno che scrive bene, che è competente in questo o in quello, che divulga buoni messaggi, che si addentra in dimensioni importanti eccetera eccetera eccetera conta quanto il blogger riesce ad affascinare e a generare consensi.
Al passo digitale si direbbero visualizzazioni, like, numero di affezionati o di occasionali visitatori.
Comunque mi piace, Facce da blogger.
E’ un’occasione, un riconoscimento, uno stimolo.

Facce da blogger: di click in click emerge il sommerso.