Il
gorgheggio sincopato. Il volo convulso tra argomenti. Lo sguardo volubile che
vaga ovunque. La destrutturazione totale tra posa, parole, fatti. L’assenza
assoluta della modalità ascolto. E l’eccitazione, abnorme ma rigorosamente
negata.
Signora…si
rilassi! O, almeno, si sposti più in là. Qui inquieta, turba, logora!
Tipologia
critica di donna in overdose di energia, sentimentalmente irrisolta.
Nel
guazzabuglio degli ormoni che temono il tempo e delle tensioni umano-sociali
delle donne con gli ormoni che temono il tempo, c’è un vortice di pulsioni
nevrotiche, di desideri repressi che non si vorrebbero reprimere, di fretta che
butta bucce di banana dappertutto, di cliché da manuale del buoncostume almeno
da fingere di rispettare, di smanie carnali goffamente occultate sotto guizzi
di ingenua euforia, di sogni romantici a tinte fuori arcobaleno.
Quasi
ti disponi a comprendere tutto, sono umane criticità della vita.
E
tolleri l’impazienza, la confusione, il capriccio, la frenesia. L’ultimo vigore
fisico lucidato, caricato e sparato all’impazzata. Pure l’assalto stridulo
perenne al timpano. E, con generoso affetto, sopporti anche di essere sempre
voce che parla nel vuoto della sua distrazione totale.
Ma
è quel bon ton delle apparenze che proprio manda i nervi in tilt. Quel modo
affettato che talvolta infila nel suo contesto assurdo credendo di
infinocchiarti, fingendosi perfettamente calata nella realtà e presente agli
altri in testa e spirito, destreggiandosi in scialbe performances da quieta anima in
equilibrio perfetto, è decisamente urticante!
Vorresti
urlare. Per intimarle di risparmiarsi quella pantomima sulla sua compostezza e
sulla sua partecipazione cosciente al civile consesso almeno per non abusare
della abbondante tolleranza di cui appunto gode.
Non
lo fai. Non lo fai illudendoti che le sue pile prima o poi cedano. Non lo fai
per una sorta di debito verso che la vita che non ha ridotto te a una
caricatura grottesca. Non lo fai perché pure tu sei fottuta da quella forma di buona
creanza che avvolge tutto nella patina di una fantomatica comprensione. Fai
spallucce e speri che domani trovi pace.
E
se domani torna più sfasata e pimpante che mai?
Un giorno leggerà "Madame Bovary" e si preoccuperà di non fare la stessa fine...
RispondiEliminaCiao Irene, splendido post
dragor (journal intime)