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giovedì 31 agosto 2017

Chiacchiere d'amore

E' difficile, fare chiacchiere d'amore. Par quasi di ammantarlo di frivola superficialità. Eppure l'amore è leggero, deve essere leggero. Leggero come una carezza, leggero come un aquilone. Certo può stringerti forte, in un abbraccio caldo, ma resta una piuma, per l'anima.
Quello che ti fa bene, quello che ti fa vivere. L'amore.
Lontano, molto lontano, dal groviglio impietoso di gelosie e ripicche, di possesso e noia, di pretese e regole. Da quella cappa cupa dell'abitudine, dell'indifferenza, dell'apparenza. Dal potere e dal dovere, dai confini chiusi.
L'amore è poesia. Scritta e respirata nella pace assorta, nell'euforia genuina, nella tenerezza gentile, nell'ardore appassionato. L'amore è un infinito di pagine e pensieri, di attimi e sogni, di cielo e terra. Non si stringe nel pugno, si accoglie tra le mani. Non si appiccica in testa, si infila nel cuore. Passeggiando sulla spiaggia, leccando un gelato, preparando il pranzo, guardando un film, scegliendo un abito. Facendo chiacchiere, chiacchiere d'amore. Che sono complici di sorrisi, baci e risate. Che srotolano pensieri e creano complicità. 
Nascono così i piaceri dei giorni e degli anni, quelli che diventano ricordi.

venerdì 4 agosto 2017

Espressioni di solidarietà

Hai i genitori anziani e una badante è un costo che non puoi sostenere. Hai un familiare malato ma non puoi assentarti dal lavoro tutto il tempo che serve per assisterlo. Hai i figli piccoli e il nido non copre tutte le ore necessarie. Hai un parente solo (o sei solo) e pensi sempre che un po’ di compagnia sarebbe quasi tutto.
Non tiriamo in ballo lo Stato, il Comune, i Servizi Sociali delle Asl e via dicendo. Non sono altro da noi, ci rappresentano e esprimono quello che siamo in un dato spazio e in un dato tempo. E poi diciamolo, la prima solidarietà è l’ordinaria umanità. Quella degli amici, dei vicini di casa, delle persone. Delle persone. Persone che per istinto dovrebbero tendere una mano invece di coltivare egoismo ad oltranza. Altro che immigrati, ospitalità, integrazione. Noi siamo scollati, gli uni dagli altri, da almeno qualche decennio.
Teniamo i problemi sotto chiave e sullo stesso pianerottolo del condominio manco sappiamo se ci sono vivi, morti o così così. Ci arrangiamo, fin dove possiamo, e combattiamo strenuamente per uscire con il sorriso altrimenti siamo automaticamente out. Nessuno vuole reggere un po’ del peso altrui perché ha già il proprio oppure si sente in diritto di godersi la propria beatitudine alla faccia di chi è più sfortunato.
E allora? Come minimo moriremo poveracci di spirito. Come massimo faremo i conti con il nostro turno se la ruota gira.
Perché non pensarci? Perché non alimentare una cultura della piccola vicinanza? Perché non trovare il coraggio e il vantaggio della condivisione? Perché non sentire il piacere della libertà? Già. Anche di libertà, si tratta. Libertà di avere affanni, preoccupazioni, difficoltà. Libertà di poter comunicare un disagio.
Aggiungerei…perché non possiamo sperare in condomini solidali, in circuiti virtuosi di sostegno tra conoscenti? In una rete di contatti e relazioni più autentiche e profonde?

Mi piacerebbe raccogliere pareri, proposte, riflessioni.