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lunedì 25 gennaio 2016

Gay e non gay: attenzione!

Per me esistono persone, a prescindere dal genere e da come vivono la sessualità ma visto che siamo letteralmente infognati nel baratro delle distinzioni direi che un paio di chiarimenti urgono proprio:

-Le questioni di ‘natura’ e ‘civiltà’ sbandierate da opposti schieramenti hanno in realtà un’unica possibile interpretazione quindi è ipocrita, sbagliato, ingiusto, stupido, inutile, stiracchiarle di qua e di là a proprio comodo. La verità è secca: la natura non è etero o omo, è semplicemente entrambi; la civiltà è invece una scelta perché con essa si intende costume-cultura di un gruppo in un luogo/tempo e norme giuridiche di quel gruppo in un luogo/tempo.
Una società e un Paese decidono con quali principi, regole, diritti, doveri gestirsi. Questo significa che possono optare per una family, per l’altra, per tutte, regolamentare ogni respiro o rispettare e tutelare le libertà individuali. Chiaro? Deve essere altrettanto chiaro che una società e un Paese possono essere laici oppure no. Anche quella religiosa è assolutezza o libertà, giusto?
Detto questo il problema italiano sta tutto nella contraddizione di fondo tra quello che la massima fonte ovvero la Costituzione diciamo vorrebbe, indicherebbe, consiglierebbe considerando l’evoluzione del pensiero storico e quello che siamo indotti a fare o non fare per retaggi moralistici religiosi, patti delle apparenze e del do ut des, vaticanismi interessati, opportunismi politici.

-L’altro aspetto è squisitamente politico-sociologico. E’ in momenti di crisi e subbuglio economico, sociale, politico sul fronte interno e internazionale che gli abili manovratori sobillano le contrapposizioni, i problemi fasulli, le lotte tra poveri, gli estenuanti dibattiti sul nulla, la sottocultura del sospetto, il dito puntato sul quale attrarre gli sguardi che invece meriterebbe la luna…e via dicendo. Insomma nessuno si avvede che c’è una sostanziale ed enorme distrazione di massa? Mentre siamo assorti a scannarci tra etero e gay, tra comunitari e extracomunitari, tra bianchi e neri, tra questi e quelli, sulle nostre teste si decide la qualunque (lo strappo dalla bocca del grande Cetto).
Ridotti a leggere poco, interagire poco, amare poco, ascoltare poco, vivere poco, pensare quasi zero, siamo facilmente trasportabili e incendiabili: non pesiamo.


E’ angosciante questa situazione. Essere umani, vi chiamo a raccolta: che ne direste di collegare cuore e cervello 24 ore su 24?

sabato 23 gennaio 2016

#Svegliatitalia

<Abituarsi alla diversità dei normali è più difficile che abituarsi alla diversità dei diversi (Giuseppe Pontiggia)>
Io adoro tutte le parole e tutte le emozioni che comunicano: la normalità però contiene qualcosa di avvilente, una sorta di confine, un limite alle possibilità, una routine, un panorama fermo, uno schiaffo alla fantasia, una mutilazione all’umanità. E’ la diversità il suono più bello, la tavolozza di colori, la finestra spalancata sul mondo, la porta di casa aperta, la luce accesa, l’intreccio di pensieri, la sorpresa e le somme, l’occasione sempre desta.
Si, c’è una battaglia di civiltà, oggi. Aderisco…eppure mi frastorna e mi intristisce un po’, che ve ne sia bisogno, che l’uomo abbia bisogno di lottare per ciò che la natura ci ha già consegnato: vita e amore.

#svegliatitalia.

lunedì 18 gennaio 2016

La dolcezza non ha timori

La dolcezza è un atto di forza, sia chiaro.
E’ prova di personalità, simbolo speciale di sensibilità.
Non significa affatto essere succubi e fragili, se mai avere animo delicato e non temere le asprezze altrui. Quelli che si beano del contrario, quelli che aggrottano la fronte e gonfiano il petto con un sonoro ‘io non sono tenero/a, non mi faccio prendere per il naso, ho gli artigli pronti’ sono in realtà dei deboli che non hanno audacia sufficiente a reggere l’approccio amabile alla vita o dei superbi in pieno rigurgito di orgoglio.
Viene dunque da sorridere, sempre, di chi sbandiera carattere con toni amari e sgradevoli. Già, ci vuole dolcezza. L’unica possibile robusta resistenza.

venerdì 15 gennaio 2016

Si salvi chi può

Sono arcistufa di scellerata inumanità.
La paghiamo cara tutti, questa è la sciagura più grossa. Insomma non si può sopportare e tacere. Rischiamo di diventare una società contro. Abbiamo sempre qualcuno nel mirino e più che a crescere culturalmente badiamo a difendere la nostra stupidità.
Sui gay, sulle unioni civili, sulle adozioni, si sente l’irripetibile. Irripetibile perché scabroso, idiota, disinformato, incivile, raccapricciante, pericoloso, inutile, banale.
Ignorare peraltro non è colpevole fino a quando, almeno, non si accompagna  a criticare, insultare, condannare. Insomma, accidenti, parlare con cognizione di causa è il minimo che si può pretendere da chiunque per tutto. Francamente aggiungerei buon senso, sensibilità, lungimiranza, …perché gli esseri umani dovrebbero esserne dotati no?
Tutta questa paura della reale o presunta diversità, di colore, lingua, orientamento sessuale, pensiero e tutta questa fottuta ipocrisia arrogante con la quale si muovono i paladini del niente ci sta trascinando nel baratro morale.
Spalancate gli occhi sugli strenui sostenitori della ‘normalità’, dell’orticello, della famiglia del Mulino Bianco: lì facilmente troverete l’orrore dal quale scappare.

Si salvi chi può.

lunedì 11 gennaio 2016

Ci sono cose che nessuno ti dirà

Balza subito in mente la canzone di Fabri Fibra, in realtà prendo solo in prestito le parole. Calzano a pennello. Qui, ora, ovunque, sempre.
Ci sono mille ragioni, per le cose non dette: la pietà, la delicatezza, l’ipocrisia, la furbizia, la debolezza, la paura e chissà quante altre.  
E ci sono cose che, più di tutte, vengono taciute. E’ naturale o ovvio, le ragioni sono le stesse che determinano il silenzio.
Una di queste è: rilassati, non sei né il primo né l’ultimo, il peggiore o il migliore; sei su questa terra solo di passaggio, la vita è più importante di te, bisogna essere leggeri, non superficiali e, soprattutto, …se sei incazzato con il resto del mondo sappi che devi fare pace con te stesso.

Avviandomi a una ‘certa’ età incontro in me vaghi accenni di lieve saggezza.