Con
lo sguardo in su e in giù, che tocchi tutto con un dito e non c’è più respiro
che non sia un sospiro. Centovalli e il trenino blu, una storia, una favola e
un brivido.
Una
corsa di acque e rocce, con un pittore
che schizza colori sulla tavolozza e
insegue le sagome tortuose del viaggio appeso a un paracadute su un’ottantina
di ponti. Luci e ombre di una trentina di gallerie giocano a scombussolare le
sfumature e sorridono mentre ti aggrappi per un attimo al sedile. Solo l’affascinato
turista ha il guizzo della foto, mai e poi vorrebbe perdere il piacere di
rivivere l’ebbrezza, gli altri srotolano lo sguardo come una lingua golosa e si
infilano in qualche avventurosa fantasia.
Sull’express
è tutto possibile, specie se si tratta di sogni ad occhi aperti. Roba che non
puoi narrare, sciaborda nella tua anima come onde sugli scogli e non vuole
proprio saperne di portarti parole.
E’
così che capita. Le immagini migliori più
che finire nell’album dei ricordi
sono la culla delle emozioni nella quale coricarti di tanto in tanto, da solo,
per ritrovarti un po’.
Pensi
pure che ce ne siano sempre altre, nuove e sorprendenti, per le quali vale la
pena percorrere altri passi in terra e in cielo. Ecco, si, sul trenino delle
centovalli, capisci che il mondo ti arriva addosso come la vita, nella natura
che non si spiega.
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