E’
l’ultimo film di Paolo Virzì. Di un realismo dirompente. Con un cast che nell’interpretazione
magistrale gela il sangue. Più che alzare il velo sulla cinica e cruda realtà
lo squarcia, con una storia “normale”, di feroce attualità.
I
poveri valgono meno dei ricchi, il destino atroce è in agguato per i deboli e
gli indifesi, la tenuta morale di tutti è così labile da crollare al primo
scossone. Il bagaglio di egoismo e avidità corrompe tutto e tutti e finisce per
tradire pure i sentimenti.
Con
Il capitale umano la serata al cinema inchioda alla consapevolezza rabbiosa,
triste, dolorosa di una deviazione inquietante, così subdola e forte da
risucchiare la società intera. Quello che ci presenta è il nostro impietoso Paese,
la nostra cultura depravata, la nostra umanità slabbrata e svilita.
L’indagine
emotiva sui protagonisti che Paolo Virzì sa condurre rivela proprio l’abisso. Il
nucleo marcio contamina qualsiasi dolcezza o resistenza, travolge i sogni,
violenta la speranza. D’altra parte la brama di agiatezza si confonde con il
legame familiare, la protezione dei figli, quella sorta di giustificazione all’orrore
del singolo che scarica la responsabilità sulla collettività. E’ la nostra
quotidianità: pur svuotando di senso la vita stessa non osiamo, non vogliamo,
non possiamo reagire al furore di una sconvolgente pochezza.
Con
fatica Serena e Luca riusciranno a stare fuori dal tunnel, grazie a Roberta la
psicologa ma la loro sarà appunto la strada più dura. Tra splendore e miseria gli
altri, anche i più esitanti o i più “ingenui”, alla fine non hanno dubbi. Si
adeguano, con buona pace della percezione chiara dell’ingiustizia e della
bruttura. Nessuno riesce a sottrarsi a un posto al sole, alla lusinga del
lusso, alla tranquillità della consuetudine.
Ho
trovato il film impeccabile anche se, personalmente, preferisco gli approcci
più leggeri. Non voglio mettere la polvere sotto il tappeto e tanto meno
chiudere gli occhi davanti alla deriva ma vorrei che gli esempi positivi, per
quanto certamente meno potenti e numerosi, trovassero qualche forma di
riscatto, almeno al cinema. Non per il lieto filo mieloso che metta a tacere lo
sconcerto della verità piantata come un pugno nello stomaco ma per cercare un
po’ di sano orientamento alla “vittoria dei migliori”.
Arrendersi
ai numeri del finale de Il capitale umano è quasi insopportabile.
Comunque
ottimi Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio
Gifuni, Luigi Lo Cascio, Giovanni Anzaldo, Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli,
Gigio Alberti.
Nessun commento:
Posta un commento