Più
del frutto, proibito era l’albero. Un albicocco piuttosto alto, a ridosso del
muro che cinta una parte del giardino che, oltre il cortile, segue il perimetro
della casa.
L’arrampicata
era piuttosto facile, complici uno zoccolo di cemento e un tronco che
accoglieva i primi rami a portata raggiungibile. Poi le fronde alte in parte
appoggiate al muro erano perfette per accogliere l’idea di capanna che da
bambina mi piaceva tanto. Piaceva anche agli altri bambini della casa, una
costruzione grande ma non troppo costruita in epoca fascista con appartamenti
spaziosi e luminosi, di quelli che non hanno i soffitti a premerti sulla testa
e ti fanno camminare su splendidi mosaici di marmo.
Non
era vietato servirsi dei frutti, quelli erano nostri. Era proibita la scalata,
in teoria, ritenuta pericolosa per i bambini, tanto più che al di là della
cinta c’era un’operosa falegnameria con connesse attrezzature e probabilità di
incidenti. Ma era uno dei giochi preferiti e di fatto era diventato difficile
impedircelo. Bastava che gli adulti fossero distanti o affaccendati in casa e
in quattro rapide mosse l’albicocco era la capanna delle meraviglie. Il muro,
piuttosto largo, era una felicissima sistemazione una volta giunti lassù e così
potevamo intrattenerci qualche ora a un palmo dal cielo e alla frescura della
cima.
Nel
tempo ho avuto più volte l’impressione che qualche occhio sbirciasse da dietro
le finestre ma non osasse rimproverarci o intimarci la discesa. Insomma il
divieto era diventato solo un invito alla prudenza. Probabilmente anche i
grandi ci avrebbero seguito volentieri in quel sogno di azzardo e rifugio e
dunque avevano deposto le armi del severo controllo e del castigo.
Sull’albero
c’erano più emozioni che frutti già a pochi giorni dall’inizio della stagione
delle albicocche perché, ovviamente, la nostra merenda era abbondante e
impoveriva i rami in un baleno. Secondo me era contento anche lui di tutti quei
nipoti affettuosi e grati. Era più o meno la sua vita quella. E anche quando si
spogliava un po’ e il freddo ci faceva sostare meno a giocare fuori un giro da
lui lo facevamo sempre, a tenergli compagnia e, chissà, forse pure a tenercelo
buono. Che i bambini sono spontanei e ingenui ma non difettano di una certa
dose di arguzia, chiamiamola così.
E’
tutto ancora lì. La casa e il giardino sono rimasti quelli dell’infanzia. Mancano
i bambini o, quando ci sono, non conoscono il piacere di quell’improvvisazione
tra natura e fantasia. Probabilmente un albero di albicocche campeggerà al più in
qualche loro programma tv o su qualche
applicazione web o sul display del telefonino.
Siamo forse l'ultima di generazione di bambini che si arrampicavano sugli alberi, in cerca di frutta o, più semplicemente, di libertà...
RispondiEliminaEsattamente...
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