Che
a me già piace il suono delle parole prima ancora che gli strumenti siano
all’opera: basso e contrabbasso. C’è dentro un po’ di tutto. E Guerino
Rondolone lo sa talmente bene che ci gioca, fa sul serio, li governa e si
lascia guidare.
Già,
il musicista fa l’amore, con la musica. Strizza l’occhio all’accordo. Magari ai
compagni del piano e delle percussioni, con la voce che canta, con una
batteria, con il pubblico rapito. Guerino Rondolone, di basso e contrabbasso
vive da diversi anni, qui e là, navigando tra i generi, in differenti contesti.
Lo
trovi sul palcoscenico con Rocco Papaleo, Arturo Valiante, Francesco e Jerry
Accardo, ad accompagnare il velluto jazz di Sandy Muller, nell’avventura
musicale di Neri Marcorè, in festival e serate su e giù per lo Stivale e in
tante collaborazioni di qualità: nel RafFerrari Quartet, con Diana Tejera, Alessandro
Haber e molte esperienze trasversali. Magari a tinte rock o su fondi melodici.
Un
ruvido morbido, Guerino Rondolone. Di quelli sui binari del pentagramma ovvero
sulle scale artistiche. Che poi è bravura e passione ma anche un po’ filosofia.
Un jazz mosso.
E
d’altra parte io, che non sono un critico musicale, vado a orecchio e
sensazioni, metto insieme i pezzi come dovessi comporre un puzzle, ci provo
gusto a guardarlo e sentirlo. Forse pure per quel distacco lieve, per la
presenza sui generis, perché mani e occhi fanno il paio simpaticamente. O
perché nel panorama dei nomi gridati da qualche programma tv i musicisti che
fanno musica come Guerino Rondolone ti consegnano umani e autentici momenti di
piacere.
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