Ci
sono persone che nascono dotate, di pensiero positivo.
Sono
quelle peraltro che non lo perdono, mai. Pur avversate o affaticate dalla vita.
Anzi, sono quelle che ne elargiscono un po’ anche agli altri: in sorrisi,
generosità, presenza.
Sono
uomini e donne dotate di senso dell’umorismo, pazienza, saggezza, umiltà. Godono
delle piccole cose, non drammatizzano oltre il naturale, reagiscono con
energia. Sono persone belle. Già, perché l’interiorità si dipinge pure sui
volti, si spalma nei gesti, si distende nei passi.
Il
guaio è per gli altri. Quelli del bicchiere mezzo vuoto. Perennemente
insoddisfatti, cupi e pessimisti. Quelli che non si accontentano, mai. Sono
uomini e donne parchi di entusiasmo, chiusi a riccio in elaborazioni complicate.
Spesso vili, gretti, egoisti. Talvolta semplicemente fragili e tristi.
La
speranza migliore che l’umanità possa coltivare è quella che si possa
apprendere e abbracciare, il pensiero positivo. Che si possa combattere il
cinico destino che ha dato natali alla sfiducia o al catastrofismo, insomma.
Ne
avremmo da guadagnarci tutti, con il bicchiere mezzo pieno.
E
non è certo questione di ingenuità o superficialità. Macché.
La
vita è quella che è e, come le rose, non può nascere e morire senza spine. Però
è del tutto inutile, per non dire gravemente dannoso e controproducente,
sprofondare nel buio. Il sole qualche volta è lì, alto in cielo, sarebbe
terribile non vederlo e anche smettere di credere che, prima o poi, possa fare
capolino.
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