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mercoledì 27 dicembre 2017

Verso il 2018

Cosa ci sarà mai in questi giorni di mezzo, sospesi tra feste, a cavallo tra anni?
L'atmosfera è sempre quella. Quella della speranza che monta. Perché non vuoi crederci ma riponi aspettative, in quel salto di agenda e calendario. Potremmo fare, essere, cambiare o sognare ogni giorno ma quando si avvicina il numero nuovo abbiamo l'impressione che le energie si sveglino per augurarci qualcosa di più, di meglio. 
Perfino archiviare un diario e prenderne in mano uno fresco di stampa ci consegna la stessa sensazione: le pagine ancora bianche, pronte ad accogliere i nostri pensieri, i nostri progetti, le nostre imprese. E l'audacia è tutta lì in quel piccolo brivido di piacere che corre lungo la schiena. Che anche se fai finta di essere un po' fuori dalla luccicante lusinga dei botti, prendi in mano la penna e scrivi bene. Come se anche la grafia sorridesse, alle opportunità, ai desideri, ai bisogni.
Proviamo a compierlo, questo rito. 

giovedì 21 maggio 2015

Il bicchiere mezzo pieno

Ci sono persone che nascono dotate, di pensiero positivo.
Sono quelle peraltro che non lo perdono, mai. Pur avversate o affaticate dalla vita. Anzi, sono quelle che ne elargiscono un po’ anche agli altri: in sorrisi, generosità, presenza.
Sono uomini e donne dotate di senso dell’umorismo, pazienza, saggezza, umiltà. Godono delle piccole cose, non drammatizzano oltre il naturale, reagiscono con energia. Sono persone belle. Già, perché l’interiorità si dipinge pure sui volti, si spalma nei gesti, si distende nei passi.
Il guaio è per gli altri. Quelli del bicchiere mezzo vuoto. Perennemente insoddisfatti, cupi e pessimisti. Quelli che non si accontentano, mai. Sono uomini e donne parchi di entusiasmo, chiusi a riccio in elaborazioni complicate. Spesso vili, gretti, egoisti. Talvolta semplicemente fragili e tristi.
La speranza migliore che l’umanità possa coltivare è quella che si possa apprendere e abbracciare, il pensiero positivo. Che si possa combattere il cinico destino che ha dato natali alla sfiducia o al catastrofismo, insomma.
Ne avremmo da guadagnarci tutti, con il bicchiere mezzo pieno.
E non è certo questione di ingenuità o superficialità. Macché.

La vita è quella che è e, come le rose, non può nascere e morire senza spine. Però è del tutto inutile, per non dire gravemente dannoso e controproducente, sprofondare nel buio. Il sole qualche volta è lì, alto in cielo, sarebbe terribile non vederlo e anche smettere di credere che, prima o poi, possa fare capolino.

giovedì 11 settembre 2014

La poesia del dopo

La poesia del dopo ha le rime del sollievo. E’ leggera, ha il profumo della pace. In quello che temiamo e non capita, nella sciagura evitata ci sono tutte le melodie del mondo. I muscoli che si distendono, il sorriso che non finisce più di allargarsi, le mani che smettono di tormentarsi.
Che tra un verso e l’altro quasi dimentichi quello che hai sofferto, l’angoscia che mordeva, il cuore che saltava via. Ti tocchi e ci sei, intero. Proprio come quando guardi l’arcobaleno dopo il temporale e pensi che c’è sempre la luce dopo un tunnel.

Se mai resta lo specchio, a ricordarti che tutti i prima e i durante restano sulla pelle. Che l’anima ha proprio le stesse rughe. Che la vita non ti restituisce la serenità che hai perso. Ma a te basta, deve bastare, avere un’altra pagina davanti. Fuori dalla tortura. Anche solo per il tempo della speranza.