A
parte il lavoro davvero usurante, il lavoro che distrugge è quello che fate su
voi stessi non facendo onore al cervello, piccolo o grande, che avete in
dotazione, mancando di rispetto alle persone e alle cose, snobbando lo zelo e
la passione, ignorando il dovere, scansando la fatica, svilendo la bellezza
della coscienza, disprezzando la fierezza del risultato possibile.
Dovreste
avere pietà di voi stessi, incoraggiarvi a un sussulto di dignità, permettervi
di rialzare la testa, consentirvi un sereno riflesso allo specchio.
Smettetela
di infierire sulla vostra essenza di uomini. Siate generosi con i vostri mezzi
e le vostre energie, date loro l’occasione di essere utili. Siate audaci e
abbandonate quel terribile tormento della mollezza. Siate lungimiranti e buoni
con voi stessi: regalatevi l’ebbrezza di sentirvi finalmente parte attiva e
positiva del mondo.
Suvvia,
non logoratevi trascinando i piedi nei luoghi di lavoro come foste in
prossimità del patibolo, tradendo buon gusto e disciplina, deludendo le vostre
chances, abbruttendovi nella malavoglia con la quale sbrigate le incombenze.
Apritevi
al piacere di lavorare, troverete qualche soddisfazione, qualche affermazione,
qualche serenità.
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