Considerando
l’ovvio e strenuo impegno dei politicanti e dei media per affondare la lotta
per una sovranità popolare piena di democrazia diretta è essenziale e urgente
che il pensiero di Grillo e Casaleggio espresso nel M5S arrivi forte e chiaro a
tutti i cittadini. TUTTI.
E’
difficilissimo, lo so. Ma il grande “progetto” di civiltà e felicità di una
democrazia diretta non deve rimanere un sogno solo perché tra le persone
difetta la conoscenza, l’informazione, la capacità e la possibilità di
sceglierlo. Il rischio qui e ora è proprio questo. Siamo imbevuti di
sottocultura politica di partiti, delega, potere, rassegnazione, indifferenza,
superficialità e quindi facciamo una fatica immane a intravedere la luce di un
obiettivo di spessore enorme. Un obiettivo rivoluzionario.
Forse
non è stato intuito neanche da tutti i votanti o i simpatizzanti del M5S: non è
protesta, non è antipolitica, è politica del popolo.
Altro
che alleanze e riforme e programmi. Dovremmo partire dal principio: vogliamo
mantenere questo sistema di democrazia indiretta o compiere la radicale
trasformazione del Paese in uno stato a democrazia diretta?
Democrazia
diretta vuol dire esercizio della sovranità da parte del popolo in modo attivo,
legislazione e governo insomma.
Il
referendum o le proposte di legge di iniziativa popolare che attualmente il
nostro ordinamento giuridico prevede, pur essendo istituti di democrazia
diretta, sono assolutamente lontani dalla concretezza del modello.
Al
di là del fatto che attualmente in Italia è ammesso solo il referendum
abrogativo e non quello propositivo, meraviglioso oltre che importantissimo,
sappiamo bene che in pratica le procedure, i tempi e le storture
burocratico-politiche rendono titanica l’impresa di affermazione del pensiero
popolare. Altrettanta disgrazia grava sull’iter e sulla considerazione dei
disegni di legge di iniziativa popolare: l’estenuante percorso di proposta è
quasi sempre vanificato dall’insabbiamento della stessa quando arriva in
Parlamento.
Ecco,
democrazia diretta vuol dire “avere in mano il proprio destino”: DECIDERE.
Nell’era
di internet una stupenda e-democracy.
Naturalmente
il potere è responsabilità. Amministrare il bene comune significa esserci,
sapere, lavorare, discutere, sudare. Avere voglia di mettersi in gioco e
costruire. Vuol dire avere a cuore la comunità, ben prima e ben oltre se stessi
accidenti.
Questa
è RIVOLUZIONE. Del pensiero, innanzi tutto. E quindi della vita.
E’
uno strepitoso salto culturale. Siamo pronti?
Non
si tratta di rimescolare le carte, si deve buttar via il mazzo. E ragionare su
altre basi, con altre energie, su altre piste, sgomberando il campo da tutte
quelle strutture e quei riferimenti che per decenni e decenni ci hanno tenuto
fuori dalla nostra esistenza in questo Paese.
Comunque
la pensiate, questo è il punto su cui riflettere subito.
Non
c’è destra, non c’è sinistra. Popolo o “rappresentanti” del popolo, ecco
l’opzione che abbiamo davanti.
Dopo
questo si può e si deve discutere tutto il resto.
Altrimenti
non ci capiamo, parliamo lingue diverse, ci facciamo infinocchiare da Grillo si
Grillo no, ci lasciamo terrorizzare dalle solite strategie dell’ordine
costituito.
Comprendo
che non è facile riattivare il cervello e l’anima. Purtroppo ce li hanno quasi
schiacciati. Ma sono lì, dentro di noi, basta scavare un po’ e balzano fuori.
Sarà
dura, questo è vero. Occorrono lucidità e consapevolezza. E’ una salita
sfiancante, ci vogliono coraggio e determinazione. Non abbiamo la bacchetta
magica, il sogno dobbiamo inseguirlo con intelletto e mani.
Solo
se qualcuno ritiene più allettanti la ricchezza materiale e la povertà morale
non può percepire il sublime richiamo di una sfida epocale. Pensateci, almeno.
Avevo
scritto di un Governo degli Illuminati. Un governo che ci traghettasse sulla
sponda della democrazia diretta, un Governo che potesse pacificamente e
saggiamente seguire la bussola nella giungla di laccioli di quella indiretta.
Ma, per ora, non si sente che la resistenza feroce del vecchio.
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