« ... Bianca sul suo
colle argilloso la piccola città silente, sovrana coronatrice del vasto
paesaggio tra i fiumi Basento e Cavone, svetta da vie tortuose e chiare. Il
sole indugia in lunghi ozii meridiani fra le ospitali case basse e cuspidate,
sullo sfondo delle montagne gibbose orlate di agavi aguzze, di secolari ulivi e
di fichi d'india... »
(Concetto Valente).
Lo
spettacolo aspro e struggente dei calanchi sembra placarsi e distendersi nel
candore della città che dai colli domina un panorama immenso di forme e colori
fino allo Jonio. Di notte confondo le mille luci dell’orizzonte con le stelle,
terra e cielo sono un unico sfondo di stupore e desideri nell’aria fine.
Le
strade sulle quali mi arrampico sprigionano una bellezza essenziale. Accecante
di nudità e naturale eleganza Pisticci mi accoglie fiera e incantata, come un
gigantesco teatro di virtù e vezzi di decoro antico, con eterea grazia. I piani
sconnessi, gli andamenti sbilenchi, il saliscendi di una terra di frane invece
di creare un disegno disordinato e angoscioso generano una suggestione di
atmosfere, scorci, brividi.
Le
case a precipizio del rione Dirupo come le splendide chiese, i palazzi storici,
il castello, l’abbazia e il rione Torrevecchia sono un meraviglioso intreccio
di armonia e fascino, un trionfo di garbo e gusto. Un labirinto di storia e
umanità, nelle architetture e nella ricercatezza dei dettagli. Così bianca
eppure così calda…
Partic. Lucania61-Levi |
Giova
alle emozioni il contrasto di stile con l’asciutta rudezza dei calanchi e
ammalia la composta raffinatezza di monumenti e abitazioni nella linda
semplicità di quella tinta immacolata. Vivace orgoglio, quello di Pisticci.
D’altra parte nel pregio estetico c’è il tratto di un popolo, l’energia e la
buona vanità di una tradizione, la forza e il senso delle ambizioni. Non è
capriccio, credo, ma indomita essenza. Nel divenire, anche sciagurato, del
tempo, Pisticci e la sua gente sono stati pazienti amanti e custodi di una
bellezza che è patrimonio di valori.
Nel
decoro di strade e piazze, nei manufatti a contrasto tenue e naturale con il
rigore bianco dell’insieme, in ogni angolo di vita, nel geometrico susseguirsi
di case avverto la dimensione di una identità vigorosa.
Tutto
è fluido e avvincente. Una sintonia perfetta.
Leggiadria,
ecco cosa evoca in me Pisticci. Una sensazione di leggerezza artistica e
spirituale. Non è un caso che Carlo Levi descrivendo due donne con la
pacchiana, il vestito tradizionale di Pisticci, incontrate ad Aliano al tempo
del confino, scrive che le “facevano somigliare a strane farfalle”.
E
nel 1960, molti anni dopo il confino, in uno dei suoi viaggi in Basilicata,
Carlo Levi posa in foto a Pisticci proprio con una anziana donna in costume.
Svolazzante
è pure l’accento, quella cantilena del balcone sullo Jonio, che trasmette una
mollezza vagamente leziosa. Qualcosa di felino, nel passo e nel carattere dei
pisticcesi, che nelle strutture del luogo diventa seduzione.…
E da questa Pisticci
collinare, sullo strappo impressionante dei calanchi, fa capolino a pochi
chilometri il mare: geografia generosa!
Nessun commento:
Posta un commento