Il
mio padrone è bello, dolce e geniale.
Mi
ospita in casa sua con generoso spirito conviviale. Mi regala momenti
impagabili. Mi
insegna cose che noi umani non comprenderemmo neanche nel corso
di un paio di vite. Mi dispensa dalle coccole quando non è dell’umore adatto.
Mi scalda d’inverno e sta alla larga d’estate, così da ricordarmi le stagioni
senza bisogno di calendario.
In
verità provvede anche a stropicciare quello che è stato stirato e a stirare ciò
che giace stropicciato su una poltrona. Mi induce a tutte le buone norme di
igiene e ordine: mettere i coperchi, non lasciare prodotti alimentari
incustoditi, non abbandonare la tavola apparecchiata. E’ capace pure di
trasmettermi il rispetto per il cibo: non si butta, si mangia.
E
non è ancora tutto. Riesce sempre a sedersi, prima di me, nel mio posto
preferito facendomi comprendere quanto è importante il tempismo, nella vita. Gioca
con qualsiasi cosa, non bada al valore: vuole invitarmi a non disprezzare alcunché
e, anzi, a gustarmi l’utilità di ogni oggetto. Mi fa comprendere in un balzo
che ha notato le tende nuove. E si infila in qualsiasi borsa o scatola che
varca in entrata la porta di casa: vuole dimostrarmi quanto conta l’attenzione.
E’ interessato a ogni passo, a ogni voce, a ogni respiro, a ogni occasione: la
vita è tutta lì, intuito, istinto, sfida e piacere.
Il
mio padrone è molto pulito e fa la toletta completa un’infinità di volte al
giorno. In compenso è così tollerante e buono da sopportare qualsiasi mia mancanza
di profumo: pure una scarpa da ginnastica tolta dopo il sudore di un paio d’ore
di palestra merita un’annusata.
Vuole
acqua fresca, ciotole lavate almeno due volte al giorno e pappa dignitosa,
possibilmente la stessa che vede nel mio piatto. Insomma adora condividere,
anche se è cucina per gli umani, si adatta. Fa parte, è di tutta evidenza,
della sua saggezza.
Avrei
molto da aggiungere, se solo potessi picchiettare in pace sulla tastiera. Il
mio padrone è più accorto di me in fatto di pause, sa che c’è un tempo per la
scrittura e un tempo per il riposo. E sa anche che nel tempo del riposo posso
felicemente dedicarmi alle sua fusa, accarezzargli il pelo, prendermi i suoi
affettuosi morsetti e, magari, farmi impastare come se fossi pane in
lavorazione.
Dunque
accontentatevi di queste poche righe. L’elogio al signor gatto sarebbe molto
più lungo, fosse per me. Ma la sua superiore sapienza si annoia un po’ con le
sperticate lodi: roba superflua, è tutto nell’ordine naturale del mondo.
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