Del
prolifico Alexander McCall Smith, mea culpa, non avevo ancora letto libri.
Ho
rimediato con L’arte perduta della gratitudine e ora so che cercherò di
recuperare godendomi altre sue opere.
Probabilmente
è ancora più famosa la sua detective Precious Ramotswe della No. 1 Ladies
Detective Agency ma anche Isabel Dalhousie, filosofa e direttrice della Rivista
di Etica applicata, immagino abbia una nutrita schiera di lettori.
La
narrazione di Alexander McCall Smith è di quelle allettanti: fluida e
originale. Isabel Dalhousie poi è proprio l’esempio di etica applicata del
quale francamente si avverte bisogno nella nostra vita. A tratti quasi
maniacale ma disperatamente affascinante. D’accordo, quel pizzico di ansia che
il comportamento corretto e l’analisi morale portano alla quotidianità può
talvolta dare al racconto un tono vagamente ‘ossessivo’ ma la verità è che un
personaggio così riconcilia con la buona volontà e la speranza.
L’intensità
della storia in fondo è tutta lì, in quella continua ricerca di sostenere l’onestà
intellettuale, di reggere sincerità e generosità anche quando il prossimo mette
a dura prova. La filosofa Dalhouise è moglie e madre, conduce un’esistenza ‘normale’
e si imbatte in scivolose circostanze unicamente per quella personalità aperta,
sensata, profonda. Non sono gesta clamorose a scaldare la trama ma il volo dei
pensieri e delle parole sui piccoli o grandi nei dell’umanità, sul terreno
incerto delle relazioni, sui meccanismi del comportamento tra interesse
personale e senso di responsabilità.
Fa
sorridere e riflettere l’avventura spirituale di Isabel Dalhousie. E Alexander
McCall Smith ha la capacità di farcela esplorare tra leggerezze e sguardi
intensi nelle pieghe più complicate di uomini e donne nell’ordinario cammino
quotidiano. Con Isabel che non può fare a meno di interrogarsi su tutto e tutto
e un geniale e delicato marito musicista che sa battere il tempo con poetico
spessore.
Una
lettura molto gradevole.
...potresti averlo scritto tu!! ;-)
RispondiEliminaprish
Oh Prish...questa tua 'carineria' mi emoziona! Moltissimo, in verità ;)
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