Già.
Arriva l’età che non ti ha ancora cambiato ma che agli altri suona adulta. Quella
che magari si vede anche se non hai ancora archiviato l’aspetto della ‘giovinezza’.
Che
poi è più o meno anagrafica, più o meno biologica, più o meno culturale.
Ed
è quella sospesa, tra la tendenza suicida al rimpianto, ai rimorsi, ai bilanci
e l’istinto alla giornata, alla vita che hai e che viene. Ogni tanto si infila
dentro qualche sogno condito da buoni propositi quasi come dire che è il
momento di stringere in mano qualcosa, di realizzare un desiderio, di togliersi
uno sfizio, di tentare il non rinviabile. E qualche volta ti scappa di pensare
che quello che non è stato è perso.
Ti
accorgi che cambia la relazione con la speranza. E’ il tempo che preme, il
futuro imminente, la consapevolezza che quello che ti auguri, se non capita
oggi o domani, potrebbe essere decisamente in ritardo. D’altra parte però ti
inventi pure un po’ di pazienza, è una finzione per non avvilirti. Hai capito
che il destino o quello che puoi farne non hanno orizzonti lontanissimi ma devi
prenderti un po’ in giro, lottare, progettare, fantasticare. Fortunatamente hai
anche scoperto che delle volte la vita non ha calendari, carte d’identità e
filtri. Fa di testa sua, sorprende, punisce, rallegra o intristisce secondo
scalette fuori dal tuo controllo e allora la respiri e ci cammini dentro con
qualche smania in meno.
Tutto
si arrotola tutto si srotola. Vallo a comprendere, fino in fondo, il
meccanismo. Altro che esperienza, altro che saggezza. Quella che accumuli è, se
mai, una buona dose di ironia. Utilissima per darsi risposte argute o non
darsene affatto e anche per dare un calmante alla mania delle domande. Che non
addormenta l’intelletto e, anzi, fa i conti con una sensibilità alla quale
sfugge niente ma che è consolatoria. L’ironia è l’unico passepartout della
sopravvivenza, diciamolo. Diventa una compagna, allegra e affettuosa. Una
pillola di benessere.
E
poi ti accorgi che se hai conservato la dolcezza, se non sei scivolata nelle
trappole acide della cattiva scontentezza che sprizza invidia da tutti i pori
sei salva in barba a qualsiasi incontestabile quantità di candeline. Non sei
più giovane, punto. Non potrai tornare indietro e, forse, invecchierai giorno
dopo giorno con discreta rapidità. Te ne fai una ragione sentimentale per
raccontarlo e parti alla ricerca di un po’ di indulgenza…Già, l’obiettivo che
segue è perdonarsi mancanze, errori, occasioni tradite.
Sopra ogni cosa ricordare la lezione di Jep Gambardella: non puoi più perdere tempo a fare cose che non ti va di fare!
Stravero, cara Irene. Siamo sufficientemente grandi per decidere che non ce ne importa di dimostrare sempre qualcosa agli altri, possiamo permetterci il lusso di essere autentici - come scrivevo nel mio ultimo post - senza trucchi o infingimenti: chissenefrega se non piacciamo a tutti tutti.
RispondiEliminaUn abbraccio coetaneo.
P.
Ecco, certi coetanei mi confortano molto!
RispondiEliminaE essere autentici poi è così liberatorio... ;)
Ti riabbraccio di slancio Pim
con dolcezza e ironia, spendendo un po' dei chissenefrega che ci siamo guadagnati, autenticamente proiettati verso una indulgente saggezza smemorata... oh sì, anche io son coetanea e grata di questa vostra compagnia!
RispondiElimina:-) Prish
l'indulgente saggezza smemorata è una chicca, Prish!
RispondiEliminaDavvero sono anch'io lieta della vostra compagnia... :)
un bacione, carissima!