Che
bella cosa…la sensibilità dell’intelligenza.
Adesso
più che mai sono fiera del senso della misura. In gioventù l’istinto all’equilibrio
mi faceva un po’ soffrire. O meglio mi faceva soffrire intuire che a molti il
senno, l’approfondimento, la pacatezza, il beneficio del dubbio, l’ascolto, il
rispetto, giungevano come ‘morbidezze’ pavide e sfuggenti.
Oggi
che a tanti piaccia urlare, estremizzare, insultare, esercitare arroganza e
coltivare la pretesa della ragione mi preoccupa, mi sconforta, mi sbalordisce
ma non mi fa più sentire debole e insicura. Amo la mia ‘insicurezza’. Quella
che mi porta a riflettere, a soppesare, a valutare le altrui posizioni, a
prendere nota delle possibili giustificazioni, a cercare il confronto, a
trovare il punto d’incontro.
Non
ho mai creduto nel diritto a esprimere sempre e comunque qualcosa, qualsiasi
stupidaggine insomma. E, ancor meno, alla possibilità di giudicare e condannare
con leggerezza le idee o i fatti altrui. In verità ho sempre ritenuto ci
volesse anche ‘stile’, in ogni manifestazione del pensiero. Mi feriva la
sensazione che si scorgesse in questo una sorta di diplomazia magari ipocrita o
opportunista ma non ho mai mollato. Troppa sicurezza mi fa paura, in chiunque e
in ogni circostanza della vita.
La
verità non è un tesoro che abbiamo in tasca. E considerando quanto possa essere
facile sbagliare direi che sentirsi nel giusto con tanta leggerezza non è la
cosa più saggia o più naturale del mondo.
Ecco,
talvolta penso che anche per il cervello ci vorrebbe una spina che si possa
infilare nella presa di corrente. Un rifornimento di energia potrebbe rivelarsi
utile per un corretto funzionamento delle funzioni intellettive. Non scaglio
pietre contro alcuno ma mi rasserena, appunto, essere in pace con certe smanie
di arroganza tuttologa.
Capisco
che il periodo è pieno di tormenti, che le lingue possano inferocirsi, che i
sensi possano perdere il controllo, che i privilegi possano accecare però
invoco un limite!
Siamo
nell’epoca del chiasso, d’accordo. Ci hanno insegnato che per farci notare
dobbiamo usare la voce grossa o sparare la frase più forte ma possiamo anche
accorgerci che è una lezione da ignorare e combattere. In questo caso potremmo
salire su un palco e gridare che è un’idiozia sbraitare inesistenti certezze.
Pian
piano potremmo pure ritrovare il gusto della coerenza, tra dichiarazioni e
comportamenti, tra posizioni verbali e vita reale. Sarebbe un vero salto di umanità
e civiltà.
La
libertà di parola è meravigliosa a patto si eserciti con correttezza e
consapevolezza. Cum grano salis. Sui social media, in tv, in piazza. Invece cresce
a dismisura la ferocia delle accuse, delle rivelazioni, delle miracolose
ricette, dei colpi di genio. E intanto, nello scomposto bla bla generale, i
topi ballano come se non ci fossero più gatti in circolazione. Questa è la
grande tristezza: l’abuso delle parole ne ha impoverito l’efficacia.
La
credibilità e l’autorevolezza stanno quasi sempre negli educati sussurri,
abbiate cura di ricordarlo.
Faccio mie le considerazioni che fai - con lo stile naturalmente pacato ed elegante che contraddistingue i tuoi brani. Da tempo rifletto sugli stessi temi che proponi e mi conforti sul fatto di non essere l'unico pesce fuor d'acqua in questo periodo storico.
RispondiEliminaCiao Irene, buona serata.
P.
P. Tu sei un'ottima compagnia!
RispondiElimina...teniamo duro ;)