Questo
niente nella mano sono finalmente io
Irene.
Una canzone che arriva addosso come un ciclone e porta pure il nostro nome come
titolo ammetterete che è quella che si dice una combinazione molto significativa. Quasi
inquietante. Che insomma fa un po’ sussultare l’idea che un nome replichi in
qualche modo la medesima sorte.
Ogni
tanto ci torno. Non solo ad ascoltarla e a pensarci. Anche a scriverne. Forse è
una sveglia che ogni tanto suona. O è il lampo di un attimo, quello che vorrei
afferrare. Però, caro Vecchioni, pur non avendo coltivato ninfee in un tempo da
borghesi e avendo capito gli uomini e le idee, me ne sto ancora con i gufi
sulla spalla. Perché ci sono cose dalle quali puoi anche scappare ma ti
inseguono e ti raggiungono anche in capo al mondo.
Irene.
Quella che deve scegliere chi è. Sempre ammesso possa davvero, scegliere. Può
darsi lo sappia, chi è. Può darsi che in cuor suo faccia esattamente il volo
dei desideri, quello della sua natura, quello più bello anche. Ma nella realtà
è lì, a farsi mangiare gli occhi. O almeno a fingere di lasciarglielo fare.
Difficile
capirlo, ancor più accettarlo. Già, talvolta è facile credere che tutti possano
decidere la loro vita. Decidere la loro vita, che roba grande…Tragicomico, un
pensiero così.
Irene.
Che comunque il suo percorso lo fa, un nome, anche fuori dalla rotta del destino. Il punto, caro Roberto Vecchioni, è che non è detto che gli altri se
ne accorgano. Ecco tutto. Irene. Quella che corre via ma nessuno lo sa.
Questo
niente nella mano sono finalmente io.
Vedi?
In fondo lo intuivi. Niente, per partire da zero. Ma niente è anche per
restarci. Con una forma molto alternativa di serenità.
Difficile da commentare. Troppo bello e difficile, il tuo brano - musicale, anch'esso. E poi, perché commentare? Qui ci vuole un abbraccio.
RispondiEliminaP.
Effettivamente...
RispondiEliminaGrazie, P. !!!
Irene