Il calvario di Pina di Gian Contardo Colombari |
Gian
Contardo Colombari scrive Il calvario di
Pina in memoria della madre.
Un
libro d’amore, innanzi tutto. Eppure c’è molto altro in questo ‘omaggio’.
Colombari ha dimestichezza con la scrittura, in prosa e poesia. E ha purtroppo
confidenza pure con la sofferenza. La sua, per una disabilità con la quale ha
dovuto imparare a convivere quando erano ancora assai deboli le filosofie e le
azioni di sostegno (Colombari è del 1960), e quella della madre e del padre per
una vita di sacrifici e rinunce.
La
malattia della madre arriva quando il Colombari è adulto, laureato, inserito
nel mondo del lavoro ma, appunto, consapevole di quanto Pina si fosse spesa per
lui e per la famiglia. Una vita di coraggio e dedizione. Una vita di dolce e
costante presenza. Il calvario è lungo e, tra casa e ospedali, entrano nella
quotidianità di Gian Contardo, della madre e del padre, medici, infermiere,
badanti ma, soprattutto, nuovi percorsi di affetto e scambio. Si invertono un
po’ i ruoli, si mescolano i piani, si sperimentano formule di intesa.
L’affetto
si mostra saldo. Anzi, si nutre di una straordinaria sensibilità.
Ma
Il calvario di Pina non è solo un
libro d’amore. E’ uno spaccato culturale, una finestra sui meandri della fatica
e dell’umanità, un inno di speranza. Quello che Gian Contardo Colombari compie,
infatti, è una sorta di viaggio -emozionato ed emozionante ma lucido- nella potenza
delle relazioni e delle possibilità di crescita personale. Già, il commiato
sereno di Gian Contardo Colombari all’angelo Pina, sua madre, è la prova
commovente della virtù educativa dei sentimenti.
Non
credo affatto di azzardare se penso a quale fortuna abbia avuto l’autore. E’
come se avesse abbondantemente superato lo ‘svantaggio’ della disabilità…
perché quel nucleo di valori e tradizioni l’ha consegnato alla maturità, alla
coscienza individuale e sociale, alla forza caratteriale.
E,
ancora, Il calvario di Pina è una
eccezionale elaborazione del lutto. Più che morte e distacco, infatti, c’è l’ampio
respiro di ciò che li ha uniti.
Francamente,
nonostante la tristezza e il dolore, una storia così allarga il cuore su
orizzonti magnifici. Conoscendo anche il Gian Contardo ironico e abile con la
satira so che il suo spirito brillante discende proprio da una splendida e
profonda risorsa di perenne energia: quella dei semplici e autentici principi
di buona vita. Tenero e arguto come solo sanno essere le anime belle, Colombari
ha scritto quello che il più delle volte resta nei pensieri. Si, maneggiamo
tutti un po’ a fatica amori, pene, morte e ci doniamo poco, quasi dovessimo
–chissà come e perché- metterci in salvo da qualche debolezza.
Macché,
è davvero audace invece confrontarsi, con la realtà, con le lacrime, con gli
addii. E anche presentarsi nudi, con le proprie tribolazioni, la dimensione
intima dell’intreccio con i propri cari, l’odissea della salute infranta.
La
signora Pina, ovunque sia, ora sorride e piange di gioia.
Una
lezione di dignità e fierezza. Una boccata d’aria fresca.
Grazie
Gian Contardo Colombari.
Riccadonna Editori.
Riccadonna Editori.
Grazie di cuore, Irene,
RispondiEliminaper questa tua bellissima recensione.
Mi permetto di citare
i nomi dell'editore,
la Riccadonna Editori,
e dell'editor che mi ha seguito e consigliato
durante la fase della revisione delle bozze,
Paolo Stefano Riccadonna,
il quale con la sua magistrale professionalità
mi ha dato ulteriore conferma
della già consolidata amicizia nei miei confronti.
Gian Contardo Colombari.
ho aggiunto l'editore, giusto Gian.
EliminaE grazie a te!
Un abbraccio
Contraccambio.
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