Che
lavorare faccia bene, lo sanno alla grande quelli che un lavoro lo cercano o l’hanno
perduto. Quelli che non si lamentano più, di quanto era faticoso, perché ora
vorrebbero faticare. Quelli che sentono la dignità svuotarsi ‘solo’ perché non
hanno mansioni quotidiane cui applicarsi con competenza e zelo. Quelli cui la
crisi e i cambiamenti hanno ridotto gli orari di attività.
Non
è puramente questione di paghe, compensi e stipendi che non entrano, sono
falcidiati o traballano. C’è dentro molto di più, nel lavoro. C’è quello che
siamo, che impariamo, che trasmettiamo, che viviamo. C’è quel pizzico di
orgoglio per i progressi, quella curiosità per le novità, quel gusto della
sfida, quella bella vanità dell’impronta personale, quel sorriso che si può
regalare, quella capacità che gli altri trovano utile, quel patrimonio di
momenti che via via diventa memoria, esperienza, stimolo, lezione.
E
molto altro ancora. Magari un tessuto di nozioni e relazioni, una combinazione
di luoghi ed emozioni, un bagaglio di piccole e grandi scoperte.
Peccato
dunque che chi può goderne ogni giorno elargisca spesso poche energie, al
lavoro. E’ un po’ come curarsi poco e male della propria salute. Già,
tralasciamo -per somma cortesia- le questioni di chi ancora fa il proprio
mestiere in condizioni insalubri o insicure. Badiamo alla stragrande
maggioranza. A quelli che ogni mattina si recano in qualche ufficio, pubblico o
privato, in cantieri regolari, in fabbriche a misura di legge e uomo, negli
ospedali, nei negozi. Da dove tirano fuori tanta noia, tanta scortesia, tanta
negligenza, tanta superficialità?
Altro
che senso del dovere. Non ci sarebbe neanche bisogno di chiamarlo in causa. Basterebbe
davvero ricordare che fa bene a se stessi, innanzi tutto, esprimere tutto il
possibile, mettere attenzione in ogni cosa, cercare di migliorare sempre. Pure essere
in pace con la propria coscienza, certamente, giova al benessere psico-fisico.
E
poi basta, su. La vita è quando siamo in
vacanza…ma anche no, accidenti!: la vita è in ogni nostro istante.
Siamo abituati a lamentarci di tutto compreso il lavoro che non ci accorgiamo di quello che possediamo veramente. 1961 Ambrogio
RispondiEliminaCiao Ambrogio!!! Ecco, più o meno così...e francamente mette profonda amarezza.
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