Seduto
su un bizzarro ricciolo di roccia, accanto a una pianta di fichi d’india, il
giovane pastore guarda giù, il suo gregge si muove placido nella valle. Tra i
mille spruzzi di verde c’è tanto posto per i pensieri, per il canto antico
della natura e per i novelli sogni.
Ci
vuole forza e spirito, tanta forza e tanto spirito, in un tempo vero, senza
lancette. Non ci sono troppe cose a ingombrare l’orizzonte, a distrarre il
cuore, a ingannare la mente. E’ tutta realtà, quella. In ogni filo d’erba,
nella corsa del cane, nelle nuvole che fanno capolino, nel fiume che scorre
lontano. L’aria è quasi muta e se non ci fosse il verso di qualche rapido volo
sulla sua testa non avrebbe che la musica dei desideri e delle emozioni.
Volge
lentamente gli occhi appena a sinistra, verso un piccolo rilievo che a metà
della discesa si issa contorto e appuntito come un artiglio verso di lui, e
sorride. Ho la sensazione che là c’è appiccicato qualche suo ricordo. Vorrei
avvicinarmi, sedermi accanto a lui e guardare giù. Ma non posso rompere l’incantesimo.
Resto a distanza, con i miei occhi lucidi e la commozione in petto. Per un
momento, almeno per un momento, trovo la sua forza e il suo spirito.
Nessun commento:
Posta un commento