Il
guardone appoggia l’occhio per intrufolarsi negli amplessi, smania forte come
la passione che vuole annusare, e affina la vista con la fantasia. Già, nel
gesto proibito c’è il prurito già eccitato. E se non basta quello che intravede
tira fuori dalla mente il pizzico torbido che insaporisce il piacere.
Ma
lì ci puoi vedere tutto, magari un angolo di mondo. E c’è un barlume di amore
pure nella curiosità, quella del nostro sguardo a caccia di vita.
La
signora Lia cercava nella disadorna realtà di un’immagine sfocata le tracce di
una storia. Perché ogni cosa, lì, narrava di albe e tramonti, di gesti piccoli
e di miserie grandi nel fagotto del tempo. Non guardava per violare, lei voleva
raccogliere ogni cosa nello sguardo perché non morisse senza memoria.
Ogni
piccolo dettaglio era un tassello, nel sospiro della commozione. Io tenevo la
mano
sulla sua spalla, volevo che sentisse che la capivo e che la sua tenerezza
mi arrivava dritta al cuore come un abbraccio. Con le sue parole rotte entravo,
in punta di piedi, nel passato.
Poi
ci ha preso l’aria allegra del gioco, a intuire tra le forme l’uso, a calarci
dentro una dimensione scivolata via. Con i pensieri così liberi da non poterli
più fermare le risate si sono messe a sfidare serrature su serrature. Di buco
in buco, a spasso tra puntini di sospensione.
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