Siamo
diventati grandi insieme, io e te, come Claudio Baglioni con i suoi occhi
scuri. Ne
abbiamo fatti di passi, mano nella mano, magari urlando a qualcosa o
a qualcuno perché ci riconoscesse, accidenti, perché facesse quattro conti e ci
saldasse il debito.
Qualche
volta invece abbracciandoci forte per non piangere. Magari appiccicandoci sulla
bocca un sorriso per nascondere la tristezza.
Poi
d’un tratto ho iniziato a non capire più il tuo respiro. O forse sei tu che ti
sei allontanata. Non so come è andata davvero, non ricordo come abbiamo
cominciato a vederci diverse, fatto sta che la corda si è rotta. Ci siamo pure
messe a farci il nodo, perché buttarsi tutto alle spalle a volte sembra
impossibile, insomma non volevamo dirci proprio addio.
A
me faceva un po’ paura, lo ammetto. Con tutti quelli intorno che ci fingono
sopra, non sapevo più da che parte eri. Diventavi sbruffona sulle facce dell’ipocrisia.
D’altra parte pareva che anch’io non ti
piacessi più. Che io del rispetto ero l’amante migliore ma far passare tutto
non lo digerivo proprio, non era quella lì la nostra giustizia. Non si chiama
neanche bontà. Che quando sai dove è bene andare quelli che piazzano ostacoli o
vogliono svicolare li prendi pure a pugni.
C’è
voluto che si sciogliesse il nodo a forza di strattoni, che ruzzolassimo a
terra per correrci di nuovo incontro. Siamo tornate a camminare a fianco, belle
toste, che le mollezze fatue e le atroci convenienze a noi fanno venire l’orticaria.
Stupidi e furbi, prima o poi, se ne faranno una ragione: tu sei la tolleranza,
quella autentica. Tutto il resto è una manfrina che un giorno troverà il modo
di prenderli a calci.
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