Ama
la filosofia, insegna lettere, professa l’arte della poesia e della musica,
Giuseppe Cirigliano. O così mi piace ritrarlo, con i tasselli che possono
comporsi e scomporsi e accomodarsi nello spazio e nel tempo in originali
combinazioni.
Che
forse è tutto scritto nel dna o nei pensieri che si sono intrufolati nei grandi
e piccoli risvolti della vita, hanno baciato rime e camminato con le note. E un
po’ nei fatali incontri, quelli che ha respirato e abbracciato con passione.
Già,
Giuseppe Cirigliano è un personaggio per vocazione e applicazione. Perché la
materia maneggiata bene fa meraviglie, concede grazie, compie percorsi. Dalle
fondamenta, mattone dopo mattone, puoi sfiorare il cielo.
Capita
così che lo trovi in cattedra, sul web a dilettare con Montaigne, Rimbaud,
Leopardi, Pierro, ad accarezzare Totò, Tenco, Guccini o su un palco a
interpretare il ‘suo’ De Andrè. Magari pure di leggerlo in un curioso
divertissement intellettuale come ‘Filosofia in versi’, un libricino che ha la
forza di avvicinare chiunque a Platone, Aristotele, Socrate, Cartesio, Kant e a
tanti altri protagonisti della filosofia occidentale.
E,
badate bene, sono tutti gli ingredienti mescolati sapientemente a fare la
ricetta Cirigliano ovvero un piatto di cultura, ironia e leggerezza. Nulla sta
lì a caso e nulla sta dentro a forza, nei versi scivola tutto come acqua nel
letto del fiume.
Un
uomo ‘alternativo’ ma alternativo a cosa? Alla noncuranza, alla superficialità,
alla seriosità, alla grettezza. Di piglio ma anche di dolcezza. Lo spirito si
nutre di profondità e di romanticismo e i toni, acidi o melodici, svelano un
ritmo intenso, suadente, originale. Così, nei passi e nelle parole di Giuseppe
Cirigliano ci sono amore e studio, gusto e audacia. Ma anche l’instancabile
cura delle sfumature. Tutta roba che non è così comune, bisogna dirlo.
Soprattutto perché di sensibilità, umiltà, dedizione non è proprio pieno il
mondo.
D’altra
parte altro non poteva fare, altro non poteva essere. Lui, Giuseppe Cirigliano,
segue la sua stella. Con garbo e vivacità, due timbri che insieme sono già metà
dell’opera. L’altra metà è quella di ogni riga, di ogni canzone, di ogni
lezione. E di un libro come ‘Il primo De
Andrè’.
Che
dirgli? Complimenti, è un piacere conoscerti!
Sulla mia cattiva strada, diceva De Andrè. La migliore, direi io. E
tu ci sei.
Cara Irene, non trovando parole adeguate per ringraziarti di un così bel "ritratto", mi limiterò a parafrasare il "mio" De André, dicendo pubblicamente che esso mi fa piacere e al tempo stesso mi imbarazza; o per dir meglio, mi imbarazza proprio perché mi fa piacere! :-)
RispondiEliminaMi rendo conto che il tutto possa apparire un po' esagerato a chi non mi conosce, ma io so benissimo che ogni tua singola parola è sentita e sincera... Non è solo per questo, tuttavia, che anche per me è un piacere conoscerti! E sono felice e fiero di sapere che sempre ci troveremo insieme "sulla cattiva strada"...
Sicuramente sincera, Giuseppe!
RispondiEliminaE quanto mi piace certa 'cattiva strada'...
Un abbraccio
Piace molto anche a me "certa" cattiva strada, Irene... e sono davvero felice di averti incontrata fra gli altri viandanti!
EliminaGrazie di cuore, e un abbraccio anche a te.