E
ci scivolò davvero. Tanto da inzupparlo. Che non fu dramma perché il tepore del
sole in qualche ora fece la sua parte e lo restituì asciutto alle sue pedalate
di ritorno ma che qualche spavento lo procurò. Mentre i pescatori sulla riva
tenevano d’occhio i segnali dei galleggianti quello splash inaspettato arrivò
come un gesto troppo sconsiderato o troppo audace. Troppo.
Chi
poteva immaginare fosse solo una tragicomica combinazione di circostanze? Neanche
Mario. Che curiosamente rimase pure in sella come se volesse cimentarsi in una
prova di acqua-bike.
E
poi le risate. Quelle di sollievo. Quelle del pensiero che si riavvolge e
rivede tutti gli spezzoni di una sequenza che farebbe invidia al più provetto
degli stuntmen. Quelle del chisseneimporta della maglietta stinta addosso,
delle scarpe più o meno da buttare, dei capelli che fanno a meno del gel. Quelle
di un’avventura da raccontare con tanto di applausi di sottofondo.
Perché
la storia che scivolò nel fiume a primavera questa volta non è volata in cielo
e ancora vive.
Nessun commento:
Posta un commento