Più
nuda. Ancora un po’. Via un pezzo, poi un altro.
Troppo
ingombro. Abiti sciocchi. Tempo perso.
Così.
Come si toglie lo smalto e si limano le unghie. Fino all’essenziale.
Così.
Come si riducono le parole e si accorciano le frasi. Si semplificano i
concetti.
Più
nuda. Ancora un po’. Tagliare, alleggerire.
Che
vengono in mente il raschietto e la carta vetrata, la paglietta e lo
sgrassatore. Senza guanti, con i capelli arruffati e il sudore buono.
Togliere,
pulire. E riportare tutto alla sua naturalezza. Il più vicino possibile alla
verità. A quella brusca ma serena identità, alla facilità di alzarsi al mattino
e essere.
Il
corso degli eventi non cambia. E’ meraviglioso, allora, non affaticarsi a
fingere di governarlo. Non imbellettarsi per piacere al destino che già ti ha
scelto o non ti vorrà neanche con tutto il trucco del mondo. Non torturarsi di
percorsi e vivere quello che abbiamo sotto i piedi.
Più
nuda. Di più. Con quello che sei, con quello che puoi, con quello che hai, con
quello che sai. Che tutto il resto è solo un fardello in eccesso, basta quello
che hai sulle spalle e nel cuore.
Più
nuda. Non migliore o peggiore, reale. E di realtà si può morire ma anche
gioire, forse.
La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri. A se stessi. Alla vita.
Le tue parole racchiudono profonde verità, Irene. Mi fanno tornare alla mente Pavese, che così scriveva: “L'amore ha la virtù di denudare non i due amanti l'uno di fronte all'altro, ma ciascuno dei due davanti a sé”.
RispondiEliminaEh si P., Pavese ;)
RispondiEliminaE comunque la 'libertà' che c'è nella nudità è l'unica vera, possibile libertà.
Ciao carissimo!