Se
sapessi disegnare la farei, una bella vignetta. Per puntare (non) satiricamente il
dito contro chi fa fatica a coniugare libertà, umanità, rispetto e coerenza. Ovvero
più o meno contro tutti.
Altro
che torti e ragioni, abbiamo perso il barlume del senso della vita e dei nostri
limiti. Diritto di pensiero e parola diventano atrocità, dove ci sono e dove
non ci sono. Ma è mai possibile, accidenti?
Io
non sono al mondo per condannare qualcuno. E al massimo posso cercare di non
meritarmi la condanna altrui. Così, su un piano morale, teorico, intendo. Praticamente
è abnorme disquisire di violenza si o no, ma siamo così imperfetti che ci
caschiamo eccome. Non solo in quella fisica, eclatante, anche in quella che
uccide diversamente, magari quasi silenziosamente. Entrambe riprovevoli, certo.
Girare intorno al problema o ai problemi non risolve ed è pure disgustoso,
francamente.
Magari
non c’è e non ci sarà mai la formula magica della pace, della serenità, della
giustizia. Neanche però possiamo avvicinarci a qualcosa che vagamente e
dignitosamente somigli a questa felice condizione se fingiamo, spariamo con
ogni mezzo, prevarichiamo, ignoriamo.
Da
qualche parte è nata la verità? E smettiamola. Di tirare in ballo i punti di
vista, le fedi, le ideologie. E’ una menzogna arcinota la confusione di
interessi di potere e smanie di superiorità con nobili o almeno comprensibili ispirazioni.
Ci
ricordiamo che dobbiamo morire? Che siamo puntini invisibili nell’universo? Che
ogni giorno mal speso è una sconfitta? Che cattiveria e stupidità sono avvilenti? Che il male è un boomerang?
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