Le
mani che intrecciano e le gambe che fanno tavolo di lavoro. Lì, su una vecchia
sedia impagliata, con la testa sotto il cappello e il sole che ti scalda. Case
bianche e silenzio fino a quando arriva il carretto con le parole di una
canzone che pure tuo padre cantava, nei campi. Porta la frutta e canta. Tu gli
sorridi e riabbassi il capo sul cesto. Quando è ormai lontano torni a
guardarlo, un puntino giù verso il fondo del paese dove le case, chissà perché,
sono tutte di un giallino che a te fa pensare ai limoni. Quei limoni che quando
i denti erano buoni mangiavi a morsi mentre tutti ti dicevano che potevano
essere ancora aspri…
Per
te la vita è quella magia che ti sfiora e non sai raccontare. Il profumo che
esce fino in strada con le donne affaccendate in cucina. E le urla che ora si
levano gioiose, tra le corse dei bambini, su alla piazzetta. Quella valle, quel
cielo. E quel cesto finito che ti ha rotto le dita ma è bellissimo.
Nelle parole che proponi e nelle immagini che suggeriscono c'è un sapore d'altri tempi molto gradevole...
RispondiEliminaScalda il cuore...
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