Una
discesa che rotola nel vuoto, una salita che leva il fiato alla vista, un
budello che spacca le case e si infila in un cono d’ombra. E voci festanti che
vanno e vengono ignare di quella bizzarria, avvezze al divenire essenziale del
tempo.
La
perfetta simbiosi tra un crocicchio insolente e una baldoria delicata. Di odori
e anime, in uno scorcio di sublime realtà.
Sulla
roccia, con lo sguardo ai monti e alla valle, tra le contrade, nella villa. L’eco
delle piazze tra le pietre, gli archi, le scale. E quello scorcio meraviglioso
di botteghe colorate di vita e umori, di usi antichi e di gesta nuove, in
quella lenta quiete di un mondo che non avanza mai troppo, che ti guarda dalle
finestre, che sospira in una cantilena ruvida.
Le
mani affettano salame e tagliano pane, ti danno il benvenuto così, con un
sorriso lieve, ringraziando Iddio e il Venerabile per la salute e la buona
sorte.
(S’aggiu sbajatu mavìita scusà
–dalla Tarantella lauriota)
(la prima foto ritrae l'amico Rocco Papaleo, la seconda è un'immagine "familiare" in memoria)
che scorcio meraviglioso Irene!
RispondiElimina...cose semplici che sanno di vita!
RispondiElimina