Ha
lo stesso muso buffo e imbronciato delle mie gatte quando le sveglio
stropicciandole di coccole. Ecco, lui, il gatto di Scanzano Jonico (MT),
dormicchiava al sole del mattino e il mio arrivo lo ha messo in guardia. Però è
curioso, mi osserva e si mette pure in posa per il click.
Lì,
nello spazio reso celebre da quel Festival del Teatro-Canzone di Scansano
Jonico di Basilicata coast to coast, con la serenità del cielo terso e
un’atmosfera ovattata. Restiamo a fissarci per qualche secondo, sospesi in una
dimensione nella quale ci sciogliamo.
Sono reciproche fusa, sotto il
bombardamento di emozioni che quasi fermano il cuore. A lui piacciono le
carezze, le fugaci attenzioni di una mano sconosciuta entrata nel suo
territorio con grazia e amore, la compagnia dei respiri. A me entusiasma l’aria
a tinte tenui, quello sfondo di essenzialità disarmante, il tocco della storia,
della terra e del mare. Lui è il depositario di quel silenzio e in qualche modo
me lo consegna, lieto di presentarmelo e condividerlo. Quasi lo adotto.
La
veduta è aperta eppure mi avvolge in un abbraccio e d’un tratto, come il suo
gatto, anche il paese mi accoglie. Arrivano delle voci, parlano di me che
inseguo ogni dettaglio da fotografa improvvisata e vorace. Bardasc, intuisco. Solo più tardi scopro cosa vuol dire, per loro
sono una ragazza: bardasc. E quale donna non vorrebbe essere bardasc !? Grazie,
amici di Scanzano Jonico. D’altra parte anche le vostre facce, un po’ buffe e
un po’ corrucciate come il muso del vostro gatto, volevano solo sentire la
grazia e l’amore. Per ricambiare.
Ecco,
vorrei salire sulla Torre del Faro e volare con gli occhi nel meraviglioso
orizzonte.
(Un
ringraziamento speciale all’amico Rocco Papaleo per aver ispirato la mappa
del mio viaggio).
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