Se
ci fosse stato Matteo Renzi, Berlusconi non avrebbe ripreso la leadership del
PDL quindi il PD avrebbe stravinto e le elezioni 2013 avrebbero segnato la fine
del PDL.
Peraltro
Matteo Renzi avrebbe potuto dialogare efficacemente con chiunque, da Mario
Monti a Beppe Grillo.
Enrico
Mentana ha garbatamente espresso un’evidenza più che un’intuizione geniale
però, stante il disorientamento o l’ipocrisia generale, diventa un parere
illuminante e illuminato. Larga parte dell’informazione italiana continua a
muoversi nel sistema della brutta politica. Quindi a parer mio merita un
plauso. Quanti colleghi lo bollavano come grillino, neanche poi fosse un
insulto accidenti a loro, solo perché aveva accolto con onestà intellettuale la
forza clamorosa del Movimento a 5 stelle?
Per
me era tutto chiaro, nel bene e nel male. Una parte di italiani ha il mito di
Silvio Berlusconi e lo voterebbe sempre e comunque, un’altra parte vuole invece
ricominciare più o meno da zero. Dunque chi ha votato Movimento a 5 stelle non
ha sottratto voti al PDL, ha eroso invece l’adesione al PD. Solo Renzi, torno a
dire, sarebbe stato un possibile punto di riferimento di largo respiro.
E’
questione culturale, di realtà e di linguaggio. Più che continuare la seconda o
cominciare la terza Repubblica dobbiamo fare l’Italia e gli italiani,
finalmente. E le svolte, la storia lo insegna, si fanno con uno tsunami. Adesso
i vecchi politici se vogliono rimanere in piedi devono servire il Paese e la
comunità, devono imparare a rispettare la gente, devono fare i conti con la
verità.
Dobbiamo
rottamare l’Italia sporca e far splendere l’Italia pulita. Fino a due giorni fa
i politici credevano stoltamente di poter tirare avanti come prima e le parole,
si proprio le parole, erano sempre le stesse, stanche o morte addirittura
eppure vive ancora sulla loro bocca. Schemi slabbrati e metodi unti, lunari,
fuori dal contesto, ormai insopportabili. Unica coerenza Mario Monti che, da
anziano tecnico, parlava da anziano tecnico. Gli altri erano una macchietta.
Dal buon Vendola che sembrava un’enciclopedia incomprensibile a Bersani che
coniava frasi folkloristiche a raffica al “nuovo” Ingroia che pareva arrivare
dalla luna alla corte berlusconiana che ce la metteva tutta per leccare e
imitare il leader maximo.
Ora
potremmo parlare l’italiano autentico, signori. E rimboccarci serenamente le
maniche, con amore e coraggio. Penso che si possa fare, basta volerlo davvero.
I numeri? Ci sono, se Bersani e Monti ascoltano e seguono Grillo e il Movimento.
E’ la prova del nove. Chi vuole davvero il governo della volontà popolare deve
spogliarsi delle vetuste impostazioni mentali, resettare l’impianto guasto e
montare il motore dell’Italia che cambia. Nei fatti, ovviamente.
Forse
fa spuntare un sorriso, o un ghigno, l’idea del professor Monti e dello
smacchiatore Bersani che toccano con mano le espressioni della società civile
ma questa è la rivoluzione che può svegliarci tutti e la grande sfida da
affrontare con spirito saggio e giusto.
Non
è più il tempo delle deleghe, delle mollezze dissolute, dell’indifferenza
barbara: dobbiamo riprenderci l’onore e l’onere di esserci. Partecipare,
capire, decidere, controllare sono le nuove parole d’ordine.
Ma
un pericolo in agguato c’è, eccome. Avverto nel PD più “terrore” di Grillo che
del comunicatore più forte del mondo, al secolo Berlusconi, già all’opera
–naturalmente- per un accordo. E’ osceno, scabroso, ingiustificabile: guai a
cedere alla lusinga! Ecco, questa è la mia paura. Perché se dovesse imporsi
questa “conservazione” bieca temo che conosceremmo la faccia dura della
rivoluzione. O meglio ce la meriteremmo tutta.
Bersani:
vuoi evitare che il rimpianto per Renzi ti spedisca in discarica? Ecco, l’occasione
ce l’hai.
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