Il
dolore che sconquassa non è lì debole e accondiscendente a prendersi le tue
carezze. Ti urla addosso l’altra verità, quella che secca pure le lacrime.
Vie
di fuga non ne vedi, la tua ombra accartocciata a terra è tutto quello che ti è
accanto. Perché nessuno, nessuno, porta via un poco della tua disperazione. Neanche
per illuderti. Non puoi che starci dentro, nella realtà. Mica a scansare i
colpi, no, solo a guardarla in faccia mentre ti malmena.
Alla
fine proprio tutte quelle botte fanno bene. Sei talmente intontito che ridi,
ridi perché non hai altro male che può arrivarti addosso. Ridi perché sei
libero di non poterne più, perché è così assurdo quell’assedio…Perché davvero
ti trovi comico, rannicchiato nel pudore, nello sconforto, nella paura. Sei in
frantumi e le mani iniziano a giocare con i pezzi e la colla immaginaria.
La
risata parte bislacca, a singhiozzi, stridula. Poi si fa dolce, dolce, dolce. Finalmente
torni a piangere e sei ancora vivo. Lo porti allo specchio, il dolore. Lui ti
ride contro ma tu ridi più forte.
La risata è una bella medicina: non risolve i problemi, ma consente di librarsi per un momento sopra le cose della vita. E di accorgersi che, viste dall'alto, preoccupazioni e ansie appaiono più piccole.
RispondiEliminaInfatti... ;)
Elimina'E sei ancora vivo' ... esattamente come lo hai descritto, Irene! un bacio
RispondiEliminaciao Prish!
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