‘Paradiso
Ior. La Banca Vaticana
tra criminalità finanziaria e politica dalle origini al crack Monte dei Paschi’
di Maurizio Turco, Carlo Pontesilli, Gabriele Di Battista (Castelvecchi ed.): un’indagine
attenta e minuziosa che svela la colossale indecenza di un sistema di forze che
manovra una impronunciabile quantità di denaro più o meno sporco in una
dimensione di sostanziale impunità.
I
numeri, gli intrecci, gli sviluppi e le connessioni sono impressionanti.
Pensare
sia verità, tutta verità, null’altro che verità fa rabbrividire. Non mi riusciva tanto difficile immaginare
quali e quante oscure potenze si muovessero sulla nostra testa ma il sistema che
esce da Paradiso IOR supera per entità anche una fervida, maligna, catastrofica
fantasia. E, in un periodo nero come questo, una scoperta così fa tremare doppiamente
i polsi di rabbia e di sconforto.
Dai
Patti Lateranensi in poi non ci sarebbe altro che un buco nero che per noi si è
tradotto in baratro e per qualcuno in ricchezza, smodata e illecita.
Le
nefandezze dello IOR sono come quelle della nostra politica, come il terribile
rapporto sotterraneo tra Stato e criminalità organizzata o i macroscopici
rapporti deviati che ci divorano: rischiano di non indignarci più, tanto siamo
rassegnati a non poterli sradicare. Eppure sapere quante risorse prendono il
volo lasciando la nostra economia al collasso potrebbe essere una bella rampa
di lancio per una consapevolezza, se non vincente, discretamente agguerrita.
Spesso
le nostre armi sono spuntate perché non hanno il supporto della conoscenza. L’informazione
è pilotata, tutto è controllato, le ribellioni si pagano care. Ma quando la
conoscenza è diffusa, molto diffusa, anche il più incallito e vigoroso sistema
può vacillare. E’ questo il punto. Questo è un libro che tutti dovrebbero
leggere. Credenti e laici, mi piace specificare. Con libertà di giudizio,
naturalmente. Ma, almeno, umana e sociale determinazione. Dobbiamo diventare
cittadini, questa è l’urgenza assoluta. Facile provare disgusto, avvertire
frustrazione, gridare alla disonestà, proclamarsi vittime innocenti. Molto più
difficile è fare un cammino di crescita civile. Assumersi la responsabilità di
sapere, avere il coraggio di sostenere un cammino diverso da quello corrotto.
E’
tempo di spalancare le porte a un saggio come Paradiso IOR. Questione di
coscienza e di tasca.
Gli
immensi capitali del Vaticano, le implicazioni mondiali, le tangenti e le maxi
tangenti, i depistaggi, gli scandali insabbiati, i lavaggi e i riciclaggi non sono
più misteri o segreti eppure continuano a divorarci. Il viaggio tra banche,
finanziarie, Ior, nomi in codice e grandi manovre nazionali e internazionali ci
fa incontrare tutti: da Sindona a Calvi, a Marcinkus, a De Bonis e avanti, nell’impudica
matassa di partiti, imprenditori, mafiosi, istituzioni bancarie e affaristiche.
Gli
artifizi giuridici che sottraggono lo IOR, la Banca Vaticana , dall’applicazione
degli standard europei ed internazionali di trasparenza e controllo dell’attività
economica e bancaria sono avallati nei fatti dalla complicità o dal silenzio
del governo italiano e di quello europeo. Sebbene la sovranità statuale della
Santa Sede sia stata riconosciuta formalmente solo dall’Italia, l’Unione
Europea infatti la riconosce e la rispetta abbondantemente nella pratica.
Il
dato tutto italiano invece è che il Regime fascista, con i Patti Lateranensi,
consegnò al Vaticano – secondo i dati forniti da Turco, Pontesilli, Di Battista
– 828 milioni e 500mila lire in titoli e 750 milioni in contanti, ovvero il 37%
delle intere riserve liquide dello Stato italiano all’epoca.
Lo
Ior ha avuto, insomma, un bel gruzzolo di partenza per il viaggio della
ricchezza!
Ovviamente
mi preme chiarire, come fanno peraltro gli autori dell’opera, che neanche un
pensiero moderno, democratico e laico può confondere e identificare la Curia romana o Santa Sede o
Vaticano con la ‘Chiesa’ come comunità religiosa. Anzi. Andrebbero fortemente
rispettate e, meglio, nettamente tracciate, le distanze tra potere temporale e
spiritualità.
Speriamo
che Papa Francesco abbia scelto il nome giusto per la via della dignitosa
povertà.
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