A
Melfi prima sosta del tour in Basilicata, un coast to coast dilatato che ha
abbracciato l’intera regione.
Ho
fatto un bagno di arte e storia tra la Cattedrale , la porta Venosina, le Chiese
rupestri, il Castello. Ai piedi del Monte Vulture si respirano antiche gesta e
grandi tradizioni. La lunga passeggiata nel centro storico, con la temperatura
mite e il cielo azzurro, mi porta per Gradelle e Trasonne dove si incontra l’ordine
lindo e vivace di una vita intensa. Tra vicoli e case, scale e tortuosi
passaggi tocco la Melfi
di oggi nelle tracce evidenti di ieri, con portali e stemmi che conservano la
memoria dei luoghi e degli abitanti.
Le
voci dei bambini sono quelle della festa, giocano e corrono senza fatica in
quel saliscendi di strade, le guance rosse e lo sguardo allegro. Tutti gli
altri passi intorno sono lenti, quasi assorti, nell’atmosfera lieve delle ore
libere e di quello spirito quieto. Rallento anch’io, siedo su un muricciolo e
mi lascio guidare dalla delizia di una scoperta emotiva. Piccole e grandi
percezioni di un luogo e della sua gente.
Dopo,
riprendendo a camminare, mi accorgo di aver mutato l’andatura, del tutto pervasa
da un sereno stupore. Mi piace quel divenire di scorci e umanità. Ho lasciato
la smania di visitare alle spalle e anche se gli occhi sono pieni delle
meraviglie del Museo adesso trovano limpida passione nel reticolo di vecchie e
nuove forme di vita, tra le dimore e i ballatoi affacciati alle piazzette (i
chian), in qualche bottega, vicino alle fontane.
Ho
i sensi in allerta. Solleticati da brezze, parole, vedute e odori. Ecco, sento
gli odori e intravedo le donne indaffarate a preparare i maccheroncini freschi
della domenica. Qualche uscio è aperto e, comunque, tutte le finestre sono
spalancate sulla giornata quasi primaverile.
Raccolgo
i pensieri e mi spunta un sorriso pieno…
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