(Premetto che pazzi per i pois
è un titolo intercettato, non potrebbe mai essere farina del mio sacco, è una
pugnalata l’accostamento della “pazzia” alla frivolezza dei capricci).
Non
me ne vogliano gli stilisti ma le campagne che fanno “impazzire” dalle smanie d’acquisto
stanno al periodo esattamente come le macchie al giaguaro. Bucce di banana o
rebus, ecco. Chi è in crisi economica profonda non se la fila proprio roba del
genere, è chiaro. Ma pure gli altri, per quanto stiano ancora a galla, di star
lì a pensare a quale abitino indossare durante la resistenza o in caso di acque
turbolente, direi non hanno grande voglia.
Attenzione,
direte. Dobbiamo pure tenere in piedi la moda altrimenti sono cavoli amari per
chi ci lavora. D’accordo. Se produciamo noi e guadagniamo noi, ci sto e mi
metto a fare promozione, davvero! Verso il mercato che può, ovviamente. Perché qui
un po’ di urgenza di realtà dovremmo avercela tutti, ai piedi. Non è proprio
momento di spalmare occhiolini di seduzione a tutti, suvvia, basta. Ci hanno
già rimbecillito abbastanza, ora se riprendiamo qualche contatto con la
lucidità non guasta, anzi. Indosserò tutta la tinta unita che ho nel guardaroba,
non per fare anticonformismo di tendenza, per necessità e buon senso. Se l’armadio
abbondasse di righe o fiori farei la passerella con loro, certamente.
Quanto
ai pois che finiscano pure sui corpi ricchi, insomma. Ovvero quelli che hanno
il dovere di mantenerlo, questo sistema di forzature estetiche ad oltranza, per
questione di quattrini e di effimeri svolazzi mentali.
Non
dovrei sprecare energie a scriverne? Può darsi ma il fastidio che mi procura
questo dubbio è fonte preziosa di carica. Sul sentiero del fascino anche una
certa irritazione affina gli strumenti per mettere le ali a un provvidenziale
distacco…
Di
stelle è piena anche la notte più buia.
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