Sono
nate prima le donne o la bilancia?
Quando
è iniziata la bellezza a peso?
I
modelli di riferimento, in burrose o scarne figure, sono un tormentone
culturale. Questo è più o meno sicuro, almeno alle nostre latitudini
geografiche…e mentali. Insomma non siamo obbligati a compiacere un certo tipo
di ‘bellezza’, sempre ammesso che madre natura non ci ostacoli precludendoci
perfino il tentativo, però possiamo diventare schiavi dello specchio per
terrore di scherno o di insuccesso.
Una
volta tale schiavitù era quasi esclusivamente femminile.
Adesso,
per una sorta di giustizia terrena ma piovuta dal cielo, pure gli uomini sono
sotto il fuoco di fila della bellezza al chilo. La pancia è out, i rotolini di
grasso provocano crisi di identità, la cellulite leva il sorriso. Gli uomini,
più delle donne, curano almeno la muscolatura. Le donne si ostinano solo a
privarsi del piacere della tavola quindi molte sono sottopeso e flaccide.
I
selfie solo con filtri, ovviamente.
Il
vanto di una taglia 38 o 40 è espresso con un’euforia travolgente.
E
guai, proprio guai, per le sottomesse, a lievitare in gravidanza, in menopausa,
per malattia o solo per un’alimentazione leggermente più spensierata.
Poi
per fortuna c’è chi accumula nel cervello un peso di tipo qualitativo e,
bellamente, se ne infischia di quello che l’ago inquisitore dice al mattino. Queste
deliziose e fascinose creature sembrano vivere in un altro mondo, fatto di valori
e possibilità che non si misurano in centimetri o chili.
Al
di là di veri drammi giovanili, anoressia o bulimia, ci sono tanti affanni,
malumori e frustrazioni che ogni giorno colpiscono persone di ogni sesso e età:
non essere abbastanza esili, avere un guardaroba non proprio small, essere
giudicati poco attraenti.
Uno:
cosa ne sa il criticone di turno o quello che fa la faccia di commiserazione,
del corpo altrui e della sua vita?
Due:
quale infusa saggezza ispira i maniaci della magrezza tout court?
Tre:
davvero è più importante additare un cuscinetto adiposo invece di bearsi di
ogni altra virtù?
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