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sabato 6 aprile 2013

Dal buco della serratura


Il guardone appoggia l’occhio per intrufolarsi negli amplessi, smania forte come la passione che vuole annusare, e affina la vista con la fantasia. Già, nel gesto proibito c’è il prurito già eccitato. E se non basta quello che intravede tira fuori dalla mente il pizzico torbido che insaporisce il piacere.
Ma lì ci puoi vedere tutto, magari un angolo di mondo. E c’è un barlume di amore pure nella curiosità, quella del nostro sguardo a caccia di vita.
La signora Lia cercava nella disadorna realtà di un’immagine sfocata le tracce di una storia. Perché ogni cosa, lì, narrava di albe e tramonti, di gesti piccoli e di miserie grandi nel fagotto del tempo. Non guardava per violare, lei voleva raccogliere ogni cosa nello sguardo perché non morisse senza memoria.
Ogni piccolo dettaglio era un tassello, nel sospiro della commozione. Io tenevo la mano
sulla sua spalla, volevo che sentisse che la capivo e che la sua tenerezza mi arrivava dritta al cuore come un abbraccio. Con le sue parole rotte entravo, in punta di piedi, nel passato.
Poi ci ha preso l’aria allegra del gioco, a intuire tra le forme l’uso, a calarci dentro una dimensione scivolata via. Con i pensieri così liberi da non poterli più fermare le risate si sono messe a sfidare serrature su serrature. Di buco in buco, a spasso tra puntini di sospensione.

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