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giovedì 19 luglio 2018

"Io mi libro" di Alessandro Pagani


Volete ridere?
È il libro che fa per voi. Ma questo potrebbe collocare “Io mi libro” nel comico tout court. In realtà quello di Alessandro Pagani è un viaggio tra le parole e l’umorismo che ne deriva. Un viaggio nella vita, quindi.
La raffica di battute, aforismi, freddure, consente a lui (e al lettore!) di sdrammatizzare molte situazioni, di cogliere il risvolto ironico dei giorni, di sorridere di strambi paradossi, di sorprendersi a sghignazzare apertamente sugli accidenti della lingua, del caso, delle combinazioni fulminanti.
Anche il raccontino di chiusura mette un po’ le ali ai nostri pensieri. Perché in fondo di questo si tratta: di far volare qualche riflessione, di togliersi di dosso l’aria compassata, di prendere qua e là gli spunti giusti per alleggerirci l’esistenza.
Alessandro Pagani lo fa e ci invita a farlo.
Beata ironia e autoironia, le chiavi della felicità possibile. O, almeno, dell’intelligenza con la quale vederci e vedere il mondo, gli altri, ciò che ci accade.
I doppi sensi che Pagani scova, le piccole gag che ci ricordano quello che sicuramente abbiamo provato almeno qualche volta, le frasi frizzanti che fanno scattare la buona malizia, sono un piatto ghiotto che “Io mi libro” ci offre con fluida veemenza.
Non ho riso dalla prima all’ultima riga, qualche sua illuminazione forse mi è sfuggita, altre mi erano già troppo note, ma ho apprezzato. Ho apprezzato il filo conduttore…che ci conduce alla libertà di rivedere generosamente la vita sotto la lampada dell’arguzia.
L’idea è simpatica, molto simpatica. Trovo sia una lettura ideale per i seriosi oltranzisti, forse insegnerebbe loro a mettersi a nudo. Del resto possiamo tutti scoprirci a nostro agio tra le pieghe esilaranti delle nostre tragicomiche avventure esistenziali!
Ridere fa bene. Concordo con Alessandro Pagani. Buone risate a tutti dunque!
Io mi libro
Alessandro Pagani
96, Rue de la Fontaine Edizioni

sabato 26 maggio 2018

E goditela...la vita!


E goditela, la vita! Tu che puoi, quando puoi, finché puoi.
Questo significa rispettare. Rispettare te stesso, la vita, gli altri. Gli altri che magari hanno proprio meno di te da godere.
Goditela, senza cercare chissà dove e chissà cosa. Brucia l’insoddisfazione una volta per tutte. E scendi, dall’arroganza di ignorare chiunque. Conti come tutti, né più né meno.
Abbi cura di ascoltare e vedere. Abbi cura di considerare il dolore e la fatica altrui. Abbi cura di mettere un po’ di delicatezza nei tuoi giorni.
Abbi cura di ricordare che tante volte ci sentiamo soli perché altrettante volte abbiamo lasciato sole altre persone.

lunedì 26 marzo 2018

L'altra bellezza


Ci sono persone non belle che si sentono belle, non magre che si credono magre, tanto per fare degli esempi. Autostima alta? Probabilmente sì, personalmente trovo però sia un concetto di autostima leggermente distorto e potenzialmente ‘pericoloso’.
Se tutti osassero dire loro che non sono belle e magre, sempre per stare all’esempio, crollerebbero come pere troppo mature schiantandosi miserabilmente a terra. Insomma reggono bene di spirito perché di norma nessuno o quasi, davanti a certa sicurezza, si fa avanti a negare o a far intendere il contrario.
Ci sono persone più belle e più magre di queste che non si sentono e non si credono né l’una né l’altra delle definizioni. Semplicemente ritengono di essere se stesse, nel bene e nel male, più o meno ‘nel mazzo’ come si suole dire non per sminuire ma per centrare obiettivamente (e serenamente!) la realtà.
Ecco, queste ultime -a mio modestissimo parere- godono di un’autostima decisamente più sana: sanno di poter vivere e essere a prescindere da una sorta di etichetta che non corrisponde a verità. E, peraltro, in definitiva, sono quelle che possiedono l’altra bellezza: quella dell’intelligenza, della sensibilità, della consapevolezza.
La morale: siate belli e belle dentro, davvero. E coltivate un’autostima…autentica.

lunedì 5 febbraio 2018

Sono Tornato di Luca Miniero

L’ho atteso, Sono Tornato di Luca Miniero. Insomma sono arrivata al cinema con ‘delle aspettative’, cosa che può preludere alle delusioni.
In realtà il film le ha generosamente ripagate. Forse troppo. E lo dico perché mi ha sfondato di amarezza. Sì, ha schiaffeggiato anche me che non mi sento proprio il modello di italiano da schiaffeggiare. Ma tant’è.
Il Duce torna e ci trova con qualche extracomunitario in più, qualche chef in più, qualche cellulare in più, qualche selfie in più, ma letteralmente sprofondati in un individualismo avvilente, nel disastro politico, nel vuoto culturale. Il costume per cui si mostra inorridito è in verità un andazzo che non ha neanche più il peso e il senso, del costume.
E ci conosce. Ci conosce benissimo, lui, Benito Mussolini. Niente lo spaventa. Neanche la tv e le logiche dell’informazione: la comunicazione all’italiana non è un segreto per chi l’ha tanto cavalcata. Non aveva messo in conto un partigiano come Presidente ma canta Sono un italiano, un italiano vero…ben sapendo quali corde toccare. Del resto intorno non ci sono che risate, ignoranza cosmica o manipolatori pronti a farne share. Mica può essere davvero il Duce, è solo un attore, un comico! Pare quasi che stia a tutti bene così.
A tutti tranne a un’ebrea scampata a un massacro, malata di Alzheimer ma improvvisamente lucidissima davanti allo sguardo di un dittatore impenitente.

Un brivido dopo l’altro lungo un’Italia piegata su se stessa. Un’Italia che lo ascolta, interagisce, acclama. Forse rimpiange. L’uomo forte è sempre quello che ci leva l’impegno, la responsabilità, la noia di essere, di pensare, di scegliere.
Poi chissenefrega, del magna magna. Basta che ci facciano campare…
Non abbiamo un problema di memoria, abbiamo un problema di identità, di personalità, di coscienza. Sono Tornato ci sbatte in faccia tutto. Decenni su decenni di deriva. Luca Miniero abbraccia il timbro forte, con ironia ma senza sconti. Alla fine infatti esci a capo chino riflettendo sui sussulti mancati, sulle direzioni mai prese, sulle miserie tollerate.
Non c’è caricatura, c’è una lama che affonda nelle ferite già aperte. Lui è tornato è noi neanche ci sentiamo offesi, turbati o insultati dalla sua veemente violenza. Al massimo un po’ di indignazione se uccide un cagnolino.

Ci rassegniamo a essere il Paese del fascismo perpetuo?

Il cast sembra essere nato con i ruoli nel sangue ma Massimo Popolizio svetta, sublime. Quasi impressionante, la sua interpretazione. Anche questo, dal grande schermo, tramortisce.

Un grande film. Non mi riesce definirlo ‘bello’ perché la foto ci ritrae proprio brutti. Credo che Miniero abbia colto nel segno girando il film nella formula del documentario on the road e che, ancora una volta, sotto il sorriso abbia lanciato una bomba.

venerdì 2 febbraio 2018

Madness arriva a Torino

Lo spettacolo di teatro-danza ‘Madness’ (Follia), partito dalla Galleria GulliArte di Savona, approda a Torino, all’Unione Antonicelli in Via Battisti 4/B.
Madness, ideato e creato da Samuela Buzzetti, è cresciuto, si è strutturato. Sulla sua regia e coreografia, danza con la sorella Veronica sulle note del clarinetto di Monica Firpo con l’attrice Sharon Senetti.
Quella di Madness è una riflessione profonda. Forse addirittura un grido di allarme. Il balletto interpreta infatti quella che Samuela e Veronica definiscono 'follia' sociale e culturale dei nostri anni: <lo spaccato di una realtà globalizzata e iperconnessa dove paradossalmente esplodono problemi di comunicazione e relazione, dove regnano ipocrisie e forzature, dove è faticoso per ogni persona esprimere la propria identità autentica>.
Samuela e Veronica Buzzetti provano a infrangere la patina delle superficialità, a far luce su un disagio sotterraneo quasi inconsapevole e a sensibilizzare l’animo dei singoli. Sullo sfondo la loro ricerca, la voglia di far vivere l’arte, trasmettere emozioni, sperimentare percorsi.
Un lavoro di passione. E una scelta. Quella di cercare anche posti piccoli e raccolti, dove creare intimità, dove respirare l’atmosfera del risveglio…il risveglio da Madness.
Make up artist: Daniela Bongiorno
Costumista: Beatrice Loré

Il cammino di Madness sarà ancora lungo, a breve altre date. Un appuntamento con il pensiero, con la danza, con i valori umani.

mercoledì 27 dicembre 2017

Verso il 2018

Cosa ci sarà mai in questi giorni di mezzo, sospesi tra feste, a cavallo tra anni?
L'atmosfera è sempre quella. Quella della speranza che monta. Perché non vuoi crederci ma riponi aspettative, in quel salto di agenda e calendario. Potremmo fare, essere, cambiare o sognare ogni giorno ma quando si avvicina il numero nuovo abbiamo l'impressione che le energie si sveglino per augurarci qualcosa di più, di meglio. 
Perfino archiviare un diario e prenderne in mano uno fresco di stampa ci consegna la stessa sensazione: le pagine ancora bianche, pronte ad accogliere i nostri pensieri, i nostri progetti, le nostre imprese. E l'audacia è tutta lì in quel piccolo brivido di piacere che corre lungo la schiena. Che anche se fai finta di essere un po' fuori dalla luccicante lusinga dei botti, prendi in mano la penna e scrivi bene. Come se anche la grafia sorridesse, alle opportunità, ai desideri, ai bisogni.
Proviamo a compierlo, questo rito. 

domenica 26 novembre 2017

Il ritratto: Gino Fedele, pizzaiolo

La pizza è una cosa seria, molto seria. La pizza è un piacere dell’anima. E non esagero. È qualità, tradizione, gusto. È la ‘semplicità’ che piace a tutti, che parla di buona tavola, di genuinità, di arte e cultura.
In effetti la pizza ha storia e fascino da vendere. Ma…deve essere buona!

Semplice non vuol dire facile. La maestria del pizzaiolo, al di là degli ottimi ingredienti, è essenziale. E nella maestria risiede innanzi tutto il rispetto. Delle radici, dei tempi, delle modalità. E poi passione e tanto, tanto lavoro.
Devi amarla, la pizza, perché chi la mangi se ne innamori…
E questo credo sia il caso di Gino Fedele, pizzaiolo de La Torre di Cameri (NO). Un ragazzo armato di entusiasmo, continuamente in aggiornamento. Uno che vuole fare la pizza napoletana e non un surrogato.
Questione di farina, impasto, tempi di lievitazione, cottura. Intorno alla pizza ci sono le regole del cuore come nella cucina d’eccellenza. Lui e la squadra al forno vogliono il top e offrono il top.
Con abnegazione, con grinta, con grazia.

Da Gino Fedele mangio una pizza che è una delizia e, oltre al palato, faccio godere anche il cervello. Sì, un giovane così tanto intensamente coinvolto dal mestiere e dalla gioia di rincorrere la soddisfazione che corre di bocca in bocca non è, purtroppo, così comune. Mi mette allegria.
Complimenti, Gino. Complimenti davvero.
Meriti di crescere, di diventare sempre più popolare. E ce la farai.

Vorrei avere un megafono, far arrivare la notizia in ogni dove: andate a provarla, la pizza di Gino Fedele a La Torre di Cameri (NO)! Mi darete ragione, sicuramente.