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martedì 24 giugno 2014

Il ritratto: Adriano Stefanelli, made in Italy

Adriano Stefanelli è l’eccellenza artigiana. Quella che resiste e calza i ‘grandi’ del mondo.
Dal 1956 nella bottega di Novara Stefanelli fa le scarpe ai potenti. Le realizza, bisogna dire, altrimenti suona come una beffa. Per i piedi di Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, di Lech Walesa, Gorge Bush, Silvio Berlusconi o Luca Cordero di Montezemolo Adriano Stefanelli ha pensato a modelli che coniugassero eleganza, originalità e comodità.
Io che a Novara sono nata e vivo non sono mai riuscita, pur scrivendone, a entrare in amicizia con l’Adriano Stefanelli, asciutto e schivo, che lavora e vende lungo uno dei corsi del centro storico con pacata fierezza d’altri tempi. Non che immaginassi un signore da copertina, intendiamoci, ma dietro l’ambizione di servire i ‘passi importanti’ poteva celarsi un carattere più desideroso di visibilità, ecco. Invece presumo piaccia di più a Stefanelli la fama delle sue creazioni, il trionfo del made in Italy, la soddisfazione di vedere una suola vip consumarsi per grande uso.
E questo mi piace. Forse addirittura mi conforta. Perché qualcosa resiste. Perché ci sono ancora mani che fanno bene. Perché ci sono uomini che amano il loro mestiere. Oggi più che mai ne avremmo bisogno, del made in Italy. Di un ritrovato orgoglio per l’artigianato. Della capacità e del gusto. Di qualità.
Certo la paura e il dubbio rimangono. Che non ci siano eredi. Eredi di un mondo e di un lavoro onorevoli. Eredi di una cultura. Eredi di una forza.
Non mi faccio alcun problema ad urlarlo. Purtroppo non vedo in giro la voglia di conservarlo o raccoglierlo, questo patrimonio. Non vedo tutti questi giovani desiderosi di far andare le mani, di emergere con la fatica e il genio, di credere nell’eccellenza.
Non è stato consegnato loro il modello Stefanelli ma ben altro falso mito da inseguire e idolatrare. D’altra parte, bisogna pur dirlo, a loro non garba l’idea di rivedere principi e pensieri, affatto.
Oh non perdete tempo a rammentarmi che non sono tutti così, i ragazzi. Che generalizzare è sbagliato e bla bla. Le eccezioni le conosco eccome. E servono, purtroppo anche per loro, a confermare la regola.

Giusto per tornare al ritratto e concluderlo non ho lodi da indirizzare alle scarpe fatte da Stefanelli che vedo in vetrina, ma ne ho abbastanza da dedicare a lui. Per l’impegno e l’audacia.

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