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sabato 20 dicembre 2014

Superfluo

Non vediamo solo con gli occhi, non sentiamo solo con le orecchie, non parliamo solo con la bocca.
Non è così banale. Anzi. Che i sensi collegati sono la virtù. Quella cui a volte, forse troppe, diamo davvero poco spazio e peso. Tutti presi da chissà che. Tutti imbambolati su quello che fugge. Tutti persi dietro il dito mentre la luna resta lì, bella e desolata nel cielo blu.
E quando arriva l’attimo, quello che credevamo di desiderare con tutte le forze, ce lo soffia via la noncuranza. Accidenti, a dirsi sbadati non si fa peccato ma non si recupera. Via, di corsa, andiamo ad acchiapparci le uniche cose per cui vale la pena averla in dotazione dalla natura, la virtù. Poche. Proprio poche. Che tutto il resta è noia. Lo so, l’hanno già cantato. Ma è bene ripeterlo.

Quello che non conta talvolta è la vera zavorra.
E’ ciò di cui dovremmo sbarazzarci. Per ripartire più leggeri. E più liberi. Più liberi. Più liberi! Già. Non ce ne accorgiamo, forse, ma riconoscere cosa è superfluo è il primo passo per uscire dalla schiavitù.

10 commenti:

  1. Infatti la zavorra è tanta e riuscire a fare la selezione è quel lavoretto che quasi sempre e quasi tutti rinunciamo a fare, tanto.....si dice ma non è così.

    La schiavitù è poi il risultato di tutte le nostre mancate scelte.

    Buon 2015 da Pier

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    1. Scegliere...è proprio il caso di dirlo Pier...non è superfluo!

      Auguroni

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  2. Tante volte mi capita di vedere, nei miei viaggi in treno per raggiungere il lavoro molte persone con gli occhi vacui e le cuffiette oppure con i telefonini che urlano i fatti loro e mi viene da pensare che siamo in piena decadenza. Questi sono i nostri "panem et circenses".Non abbiamo tempo per nulla ed inseguiamo l'informatica che ha velocità, cui non ci si può adattare. Ma come ogni cosa, sempre che si ragioni un po' e ci si fermi a discernere trovi del buono. Non voglio lodarti, ma la comunicazione virtuale che fa funzionare la zucca ed il cuore ti può offrire occasioni insperate e riportare la velocità della comunicazione stessa a livelli umani, Forse è sempre stato così nella storia umana: ogni invenzione della scienza presentava aspetti pericolosi. La nostra salvezza secondo me sta nel non farci fondere la testa dalla cattiva informatica, provare emozioni e sentimenti, e nell'essere sempre coscienti di quello che è virtuale e quello che è reale: la poesia della natura, quella che si trova , nonostante tutto in tante persone, ci salverà, amen.

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    1. Bella riflessione, Anonimo.
      ...D'altra parte già saper riconoscere la poesia della natura è un mezzo miracolo!
      Che dire? Se la zucca e il cuore viaggiassero sempre mano nella mano faremmo tanta buona strada, sempre.
      Grazie della visita.

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  3. Cara Irene, mi accorgo di essere stato un po' ottimista nel post precedente. L'Informatica è solo un aspetto del problema. Oggi, al contrario degli anni '90, poche persone (Landini ed altri) parlano della mefitica globalizzazione che con le istantanee transazioni dell' economia finanziaria (ottenute appunto con l'informatica), distruggono l'economia reale e allargano a dismisura la forbice tra ricchi e poveri. Vediamo anche in Italia, con il tramonto definitivo degli ideali sociali di sinistra e la fondazione (come dice Travaglio) di un partito unico di centro-sinistra- destra chi parla di certi argomenti è guardato come un mentecatto; eppure secondo me, si deve insistere a tutti i costi a lottare, principalmente nel sociale, nel volontariato, anche se, questi aguzzini i soldi li tolgono proprio lì, con la scusa che il welfare state costa troppo. In conclusione, io spero, e ne sono abbastanza convinto che esistano persone con l'anima, pronte a prendersi sulle spalle una buona parte di quest'Italia scassata.

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    1. Marco io non sono ottimista ad oltranza.
      Credo però che davvero non tutto il male venga per nuocere. Crisi inclusa.
      Presto riusciremo ad intravedere spiragli di luce...
      Diciamo la verità, la nostra società aveva bisogno di grandi scossoni perché il cattivo costume non è solo dei politici, si era impadronito di tutti e aveva svilito tutto. Ora per 'risalire' dobbiamo, è vero, adottare modelli nuovi ma con dignità e responsabilità.
      Sulle formule 'ideali' occorre muoversi con prudenza, a mio parere. La storia insegna che solo la cultura di un popolo civile può partorire buona gestione della cosa pubblica. Ecco, noi cittadini non possiamo più 'delegare' e fidarci della teoria e della magia dei grandi proclami (di dx o di sx che siano). Tutt'altro. Dobbiamo capire il mondo e il tempo.
      I valori umani, quelli si, sono essenziali. Sempre. Non dall'alto, Marco. Nella nostra quotidianità intendo. Ti dirò che per questo mi auguro un sistema pubblico efficiente, innanzi tutto. Già...perché il risvolto sarebbe un'umanizzazione del Paese. Lungo e difficile da spiegare ma ne sono fermamente convinta.
      Persone ancora dotate di anima per nostra fortuna ce ne sono. Insomma nutro qualche speranza!

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  4. Io credo però che i modelli proposti ci vengano dall'alto e si riducano grazie al discorso che facevo prima sulla globalizzazione finanziaria alleata alla velocissima "cattiva" informatica a due parole: soldi e soprattutto potere. Dici bene bisogna capire il mondo ed il tempo, ma le voci contrastanti al modello imperante sono ignorate o schernite dalle masse che, giustamente rabbiose, riicordano come vivevano magari venti anni fa e non sopportano questa situazione. Spero tanto, si deve, che tra queste ce ne siano tantissime che l'anima non l'hanno ancora persa e, silenziosamente fanno il loro dovere e, soprattutto amano ed hanno empatia verso il loro prossimo.

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    1. si appunto Marco...io ho una certa vocazione alla speranza!

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    2. Ciao Irene, ti giuro che questa è l'ultima, visto che il tuo è un blob e non siamo in una chat!!!! Nell'inverno del 2010 mi sono ricoverato nel reparto psichiatrico dell'ospedale San Paolo di Milano vicino al carcere di Opera (niente a che vedere, penso). Era un ricovero preventivo e stavo bene dal 2004, anno in cui il primario mi aveva dato le cure giuste. Ho notato subito la competenza di tutti, medici e infermieri, ma soprattutto la loro umanità. Gli infermieri, poi erano splendidi: gli uomini erano quasi tutti napoletani (constatazione neutra) e le donne quasi tutte Rumene (per loro è stato facile trovare posto, perchè molto preparate nelle loro scuole e facenti parte della Ue). All'ora delle visite c'era un gruppo di parenti che venivano a trovare un paziente molto grosso e poco reattivo; si illuminava solo a guardare la mamma. Tutte le sere era la stessa storia: cercava di trattenerla, poi quando lei doveva andarsene veniva in sala da pranzo e rovesciava sedie e tavoli, seminando il panico, poi gli infermieri, loro malgrado dovevano legarlo per una mezz'oretta. Una delle ultime sere del mio "soggiorno" stessa scena, ma ci fu una specie di rivolta con i pazienti (me compreso) che si lamentavano ad alta voce e dicevano " Ma legatelo all'ora dei parenti".A un certo punto un infermiere che era lì per calmarci disse : " Ma perchè fate tutto 'sto casino? Volete togliergli l'unica gioia che ha qui dentro, legandolo quando c'è la mamma. Lo vedete che fa quando sua madre se ne va? Non vi accorgete di come soffre, fa addirittura del casino in sala da pranzo". A proposito di belle anime. Io questa non me la sono dimenticata mai e quando mi viene in mente mi commuovo sempre. Finchè esisteranno esseri umani così ci sarà speranza. Forse la differenza tra te e me è che io ne ho conosciuti di meno.

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    3. Beh, altro che commovente, Marco! E' una splendida pagina di umanità, accidenti, ce ne fossero in abbondanza anime così...
      In effetti anch'io non 'vanto' tutta questa conoscenza di esseri umani di questo calibro, Marco, la speranza mi deriva dalla forza della resistenza. Come dire? Finché anche un solo esempio può illuminarci non mi rassegno, ecco!

      Grazie per aver condiviso questo tuo importante ricordo.

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