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mercoledì 11 febbraio 2015

Toccami

Toccami. Con le mani, il respiro, le parole.
Perché io non abbia mai a sentirmi sola, toccami.
Non è che c’era solo poesia. No, quello era tutto lo spirito che aveva. Paura compresa. Brutta bestia la sensazione di smarrimento, l’urgenza di chiedere, il nodo alla gola. E lo sappiamo tutti anche se fingiamo di essere più forti o viaggiamo in superficie per tenere a bada l’urlo profondo.
Inadeguati, tutti, alla gestione delle cose umane. Fragili o arroganti. Avvinti dalla materia, quella che con la gestione si acconcia, fiorisce, si placa. Ma cosa sarà mai che ci ha portato a questa idiozia?
Chissà cosa resterà di quelli che non toccano e non sono toccati. Di tutto questo scellerato tempo perso dalle mani, dal respiro, dalle parole. Di quelle emozioni sepolte nel silenzio. Di quei battiti che nessuno raccoglie.

Non bastano manciate di brividi di tanto in tanto, per quanto siano di quelli buoni, eccitanti e promettenti. La vita reclama un coraggio che non balza fuori.

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