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lunedì 29 agosto 2016

Vaffanculo

Terremoto, vittime, disastri.
Un po’ come una guerra, un po’ come un’esistenza nella fame, nella malattia, nella solitudine, nella sopraffazione, nella paura, nella tristezza. Violenze, della natura o dell’uomo, e dolore. Immenso dolore.
La ricetta magica, la soluzione per tutto, non ce l’ho. E poi, anche l’avessi in testa, chi cazzo sarò mai io per spargerla nel mondo?
Una cosa però ce l’ho. Una, una sola. La dignità di persona.
Che vuol dire tantissimo, se ci riflettete poco più di un secondo.
E allora non posso. Non posso mancarmi di rispetto e mancare di rispetto così tanto agli altri. Non posso bearmi del fiele che circola come fosse miele.
Contro una massa di incattiviti, di dietrologi, di arroganti, di indifferenti, non posso che urlare un vaffanculo. Giusto per alleggerirmi un attimo dal senso di oppressione che mi provocano.

Alla lista dei destinatari, già che ci sono, aggiungerei quelli che pontificano bene e razzolano mai. Così almeno per qualche minuto posso provare un benefico stato di liberazione.

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