Ci
sono luoghi che non stanno dritti. Anzi, luoghi che non conoscono le geometrie
comuni. Luoghi che la natura e la vita hanno disegnato a mano libera.
Quando
tutto và storto, sul foglio bianco dove cerchiamo con la penna la riga
immaginaria, le prospettive degli stati d’animo lottano con le disposizioni
fisiche.
E’
una lettera d’affari o una missiva d’amore e i pensieri ci comandano al rigore
o alla dolcezza. Ma incliniamo e forziamo in su e in giù in preda all’impegno o
alla sfida, con le lettere che barcollano ubriache e gli svolazzi che
imperversano, casuali e impudenti.
Lungo
il percorso le frasi sussultano, curvano o prendono la salita. Le ritrovi
incollate o distanti, con le balze come le vecchie gonne o calate in un paio di
scarpe troppo piccole o troppo grandi. Assolvono la funzione a modo loro, si
presentano come preferiscono. Non fanno inchini a chi scrive e a chi legge. Se
volete la pagina con le linee tracciate, dicono, accomodatevi altrove.
Quando
tutto và storto incontri luoghi che non stanno dritti. Luoghi dove la
rivoluzione dei profili ti fa toccare una bellezza sconosciuta e surreale. La
bellezza imperfetta del foglio bianco, con le parole impastate di poesia della
pietra e prosa del sorriso.
La
dimensione dell’anima nelle forme fuori traiettoria ha sfumature di resistenza
e di audacia che danzano sul filo, in bilico come le lettere ubriache. Sulle
facce che aprono l’uscio di case, nelle voci che scendono dal balcone, nelle
schiene che cercano il sollievo di una discesa e nella palla che corre tra i
calci dei bambini.
Non
fanno bella figura nelle cartoline, i luoghi che non stanno dritti. Loro sanno
mostrarsi solo in carne e ossa. Le emozioni non le spediscono per posta, le
conservano tutte per regalarle a chi ha l’inclinazione giusta per arrivarci.
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