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mercoledì 17 ottobre 2012

Il lembo sghimbescio


Il lembo sghimbescio della risata è il ristoro fuori dal congelamento della contrizione o dell’etichetta. E’ il piccolo abbandono al piacere ma anche il nostro aspetto libero da posture. Come in un accesso di ira così in un riso a crepapelle scomponiamo il rigore del nostro viso. Sbarriamo gli occhi, ci sbrodoliamo di lacrime, facciamo smorfie. E non vi è alcun freno di contegno.
In un’istantanea potremmo uscire esilaranti o mostruosi ma infinitamente autentici.
Se raccogliamo quella frazione di spirito sentiamo il profumo della nostra intimità. La palpabile presenza delle nostre recondite pulsioni. Qualche volta quasi resuscitate da un letargo di pose. E comunque voce profonda del nostro mondo.
Perché capita proprio così. Che il nostro mondo, quello interiore, resti spesso sepolto sotto la faccia che indossiamo e sia una risata, come uno struggente pianto, a riportarlo alla luce. Quello che consegniamo a chi ci guarda è, finalmente, quello che siamo.

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