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mercoledì 21 novembre 2012

Amore e incubi


Dopo averla stritolata nella morsa della gelosia, ti sei ritrovato accanto una donna malinconica e impaurita, attorcigliata sulla sua fragilità e colma di amarezze.
Una donna che non ti piaceva più e che giocavi a torturare con lo sprezzo di chi deride le ansie e le debolezze, di chi spalanca la bocca in un orribile ghigno davanti alle lacrime.
Una donna che non sapeva più se ti amava o era aggrappata ad un sogno e a un ricordo. Una donna schiava della sua stessa dolcezza.
A quella donna hai rivolto una smorfia quando chiedeva un sorriso, hai urlato la forza quando cercava affetto. Le hai rubato mille volte il piacere quando desiderava solo una carezza e hai risposto a tante parole con il pugno teso.
Hai torturato con ogni mezzo, hai sfogato rabbia e sarcasmo, hai riso sguaiatamente.
Quando il destino atroce ha fatto il suo corso il tuo cuore è esploso. I nervi sono volati fuori dal tuo corpo in uno spasmo di dolore e disperazione. Ti sei accasciato per strada, sotto l’acqua che lavava i pensieri e il tempo, nel buio che nascondeva i brandelli della vita. Urlare non serviva più, non scuoteva che l’aria.
Hai sentito il vigore come un ingombro orribile, volevi solo che l’agonia ti consumasse, in fretta. Hai accarezzato il gelo ed è stato come se ti arrivasse dentro la stessa ferocia che troppe volte avevi messo nelle mani. In testa e nel petto, una fitta acuta.
Allora hai pianto, di te stesso e di quell’esistenza che ti rimbalzava intorno mentre volevi l’oblio. Hai sperato ti uccidesse quel supplizio. Ma la fine non arrivava. Minuti, ore. Fino all’alba. Fino al risveglio da un incubo.
Fu una di quelle notti che cambiano il giorno degli uomini.

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