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mercoledì 9 gennaio 2013

Suono il clacson, scendi giù


Vengo a prenderti stasera sulla mia torpedo blu. Suono il clacson, scendi giù.
La cantava Giorgio Gaber.
In una riga ci sta tutto. L’aria da gagà, l’emozione, l’aria d’amore, l’entusiasmo. Quella voglia di correre a divertirsi, di presentarsi all’amata al volante dell’auto sportiva, di sublimare l’intesa con un colpo di clacson.
Le parole restano frizzanti, nel tempo che passa ma ha sempre dentro gli stessi slanci e gli stessi desideri. Forse in sospensione, tra gioia e ironia. O forse proprio romantiche.
Quella torpedo è anche la memoria di un’epoca che aveva l’esuberanza delle speranze e del futuro. C’erano il rombo del motore e la linea della carrozzeria da affinare, c’erano grandi numeri di potenziali guidatori che ancora potevano sognare di possedere una torpedo blu. C’era un mondo da scoprire e che forse abbiamo voluto divorare con troppa fretta…
Adesso ho in mente il pensiero geniale e il sorriso malinconico di Giorgio Gaber. E mi sento appesa a un filo. Nella voglia di tenerezza e spazio infinito, nella semplicità di un suono che accende la scintilla.
Mi incammino a piedi, improvviso un fischio sotto il tuo balcone, scendi giù.

4 commenti:

  1. La Torpedo Blu è uno dei miei primi ricordi musicali. L'ascoltavo alla radio, c'era una trasmissione il sabato mattina, avevo forse quattro anni. Mi rimase impressa soprattutto per quel clakson rauco, popi-popi, che faceva sorridere...

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  2. Certo, per noi piccoli era il popi popi a colpire piacevolmente!

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  3. Popi popi che colpisce e stende ancora adesso ;)
    Era un grande anche nelle cose leggere ...grandissmo in quelle un pelo più pesanti.

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