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martedì 26 febbraio 2013

La penso come Enrico Mentana


Se ci fosse stato Matteo Renzi, Berlusconi non avrebbe ripreso la leadership del PDL quindi il PD avrebbe stravinto e le elezioni 2013 avrebbero segnato la fine del PDL.
Peraltro Matteo Renzi avrebbe potuto dialogare efficacemente con chiunque, da Mario Monti a Beppe Grillo.
Enrico Mentana ha garbatamente espresso un’evidenza più che un’intuizione geniale però, stante il disorientamento o l’ipocrisia generale, diventa un parere illuminante e illuminato. Larga parte dell’informazione italiana continua a muoversi nel sistema della brutta politica. Quindi a parer mio merita un plauso. Quanti colleghi lo bollavano come grillino, neanche poi fosse un insulto accidenti a loro, solo perché aveva accolto con onestà intellettuale la forza clamorosa del Movimento a 5 stelle?
Per me era tutto chiaro, nel bene e nel male. Una parte di italiani ha il mito di Silvio Berlusconi e lo voterebbe sempre e comunque, un’altra parte vuole invece ricominciare più o meno da zero. Dunque chi ha votato Movimento a 5 stelle non ha sottratto voti al PDL, ha eroso invece l’adesione al PD. Solo Renzi, torno a dire, sarebbe stato un possibile punto di riferimento di largo respiro.
E’ questione culturale, di realtà e di linguaggio. Più che continuare la seconda o cominciare la terza Repubblica dobbiamo fare l’Italia e gli italiani, finalmente. E le svolte, la storia lo insegna, si fanno con uno tsunami. Adesso i vecchi politici se vogliono rimanere in piedi devono servire il Paese e la comunità, devono imparare a rispettare la gente, devono fare i conti con la verità.
Dobbiamo rottamare l’Italia sporca e far splendere l’Italia pulita. Fino a due giorni fa i politici credevano stoltamente di poter tirare avanti come prima e le parole, si proprio le parole, erano sempre le stesse, stanche o morte addirittura eppure vive ancora sulla loro bocca. Schemi slabbrati e metodi unti, lunari, fuori dal contesto, ormai insopportabili. Unica coerenza Mario Monti che, da anziano tecnico, parlava da anziano tecnico. Gli altri erano una macchietta. Dal buon Vendola che sembrava un’enciclopedia incomprensibile a Bersani che coniava frasi folkloristiche a raffica al “nuovo” Ingroia che pareva arrivare dalla luna alla corte berlusconiana che ce la metteva tutta per leccare e imitare il leader maximo.
Ora potremmo parlare l’italiano autentico, signori. E rimboccarci serenamente le maniche, con amore e coraggio. Penso che si possa fare, basta volerlo davvero. I numeri? Ci sono, se Bersani e Monti ascoltano e seguono Grillo e il Movimento. E’ la prova del nove. Chi vuole davvero il governo della volontà popolare deve spogliarsi delle vetuste impostazioni mentali, resettare l’impianto guasto e montare il motore dell’Italia che cambia. Nei fatti, ovviamente.
Forse fa spuntare un sorriso, o un ghigno, l’idea del professor Monti e dello smacchiatore Bersani che toccano con mano le espressioni della società civile ma questa è la rivoluzione che può svegliarci tutti e la grande sfida da affrontare con spirito saggio e giusto.
Non è più il tempo delle deleghe, delle mollezze dissolute, dell’indifferenza barbara: dobbiamo riprenderci l’onore e l’onere di esserci. Partecipare, capire, decidere, controllare sono le nuove parole d’ordine.
Ma un pericolo in agguato c’è, eccome. Avverto nel PD più “terrore” di Grillo che del comunicatore più forte del mondo, al secolo Berlusconi, già all’opera –naturalmente- per un accordo. E’ osceno, scabroso, ingiustificabile: guai a cedere alla lusinga! Ecco, questa è la mia paura. Perché se dovesse imporsi questa “conservazione” bieca temo che conosceremmo la faccia dura della rivoluzione. O meglio ce la meriteremmo tutta.
Bersani: vuoi evitare che il rimpianto per Renzi ti spedisca in discarica? Ecco, l’occasione ce l’hai.

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